Blenio Café
Che genere di informazione?
alfiero
am: 29.3.2008 16:16
Grazie Mara per gli approfondimenti. Penso, come ho gia detto, che l'informazione sia un capitolo importante. Io la vedo come parte integrante di ogni progetto.

buon fine settimana.
mara
am: 29.3.2008 15:19
Ciao Alfiero,
nel tuo scritto, parli di “fascia di informazione insicura, non del tutto affidabile”. Forse è giusto precisare alcune cose che, nel mio primo intervento in risposta a Ursula, possono essere state fraintese. Io penso che, in Ticino, i nostri tre quotidiani godono nonostante tutto di un buon grado di affidabilità (con le particolarità di ogni singolo settore della cronaca, di cui ho detto nel primo intervento). Non ritengo che questa “fascia di informazione insicura e non del tutto affidabile” (dalla quale escluderei quindi i 3 quotidiani) possa comunque “ambire” al potere o al controllo della società (se è questo che intendevi). Infatti, personalmente, attribuisco e riconosco molto valore ed importanza alla capacità di discernimento e al senso critico (nonché al buon senso) di ogni singolo lettore e cittadino. Cittadino che, secondo me, sa (ancora, nonostante la grande quantità di informazione in circolazione) giudicare e distinguere la pubblicazione affidabile da quella magari meno affidabile. Cittadino che sa valutare le notizie e farsene un’opinione personale, confrontando magari altri giornali. In questo senso, penso che sia importante mantenere una diversità e una pluralità di quotidiani (nel 1990 ne avevamo 7 in Ticino! ok, forse erano un po’ troppi…) una pluralità che contribuisce a garantire la veridicità delle informazioni diffuse. Anche i lettori, come dici tu, attraverso i loro contributi e le loro lettere pubblicate nelle apposite pagine, contribuiscono in un certo senso alla ricerca o alla presentazione di un’altra faccia della realtà, di un certo evento o problema.

Quanto alla “struttura ormai non perfettibile dell’informazione”, di cui dici, io ho la mia personale opinione (ormai coscientemente controcorrente…:-). Sono e resto infatti fermamente convinta che potremmo avere davvero un’informazione di qualità migliore (abolendo tanto “pattume” dalle pagine, soprattutto inerente la cronaca nera, qui mi riferisco in particolare, ma non solo purtroppo, alla stampa italiana). Pattume, per me, vuol dire ricerca del sensazionalismo e informazioni morbose. Ma per fare questo, dovremmo remare tutti nella stessa direzione (facile vero? :-) verso un’informazione che è anche “formazione” della società, in senso civile e di valori, e mettere un po’ da parte le “famose” 3 S (sangue, sesso, soldi) che, secondo certi “dettami” del giornalismo, fanno “audience” e fanno vendere. Mi permetto di dubitare delle 3 S…

I mass media hanno un potere enorme. In male (abbiamo esempi poco edificanti con TV, Internet, certa stampa, ecc), ma anche in bene, senza per questo dover “camuffare” o “addolcire” la realtà. Basta presentarla – la realtà - così com’è e basta: senza fronzoli e aggiunte inutili che non servono assolutamente al cittadino-lettore (se non come pettegolezzi, ma a che pro per il bene pubblico??). Basterebbero in fondo pochi “accorgimenti”… Capirai però che realizzare questo ideale (o sogno…) di una stampa veramente migliore e che possa anche contribuire a migliorare la società è davvero un’impresa ciclopica, ma così tanto grande e ai confini dell’utopia (o idealismo?) che ci vorrebbe davvero un Dio, ammesso che esista, che ci (mi…)…. “insegni come”...
alfiero
am: 26.3.2008 15:47
Buongiorno,

l’informazione e la comunicazione sono così importanti che non dovrebbe mancare la partecipazione di molti del mestiere a questa conversazione.

Chi, come me, ha scarsa cognizione per dire qualcosa dell’universo sofisticato dell’informazione, può solo restare nei panni del fruitore che ha ben da fare a non lasciarsi travolgere la mente.

Si scorge fra le righe di questa conversazione, la ragione dell’esistenza, per motivi accidentali, voluti, addirittura temuti, di una fascia di informazione insicura, non del tutto affidabile, che però – dico io - assurge a potere. Emerge insomma, all’attenzione dei lettori, una struttura ormai non perfettibile, (visto il doversi fidare da fonti interessate), dell’informazione ed emerge di conseguenza, dalla quotidianità, una crescente necessità di opinioni dei lettori, meno professionali ma, per loro natura, più prossimi al problema vero.

La tentazione, di fronte allo scoramento, è quella di considerare legittimo ciò che interessa, e di ritenersi autorizzati ad approvare che anche l’informazione specifica nostra, approfitti delle peculiarità dell’informazione in generale, meglio se positive, comunque entro un accettabile equilibrio etico (etica non solo dell’informazione) per sostenere, con quel briciolo tollerabile di furbizia, le nostre ragioni. (Furbizia che potrebbe consistere anche solo nel consultarsi “intra di noi” per dar corpo alle notizie che si vogliono passare all’informazione.)

Se l’informazione professionale ha schemi che si vuole/deve non superare c’è pur sempre il “Popolino” che può scavare senza vincoli nell’inedito delle verità seminascoste.

Ditemi allora come trattenersi dal pensare a cose che la stampa non ha detto, (anche se, all’analisi esperta, potrebbero poi risultare semplici eresie) per esempio: ci potrebbe stare che il trasferimento di posti lavoro dal Ticino alla Svizzera francese, - Bellinzona non facendo troppo c(C)hiasso - avrebbe reso un po’ più mite il clima del Röstigraben? Chi non ricorda gli episodi di concorrenza tra i due aeroporti di Zurigo e Ginevra? Sarà per questo che Yverdon ha volato basso?
Oppure l’informazione di questi giorni sull’investitore di Andermatt, la cui specialità, sembra essere quella di riuscire a pagare 14'000 dipendenti con il profitto derivato da una giro d’affari di soli 190 milioni di fr. … e poi la capitalizzazione! Sempre riflettendo sull’informazione i soldi non sono tutti suoi ma di una società di cui detiene solo la maggioranza, il resto mancante ? (alla borsa di Zurigo?) Se l’informazione ha dovuto fidarsi dalla fonte, qualcosa, agli occhi del fruitore dell’informazione, non quadra.
Qualche giornalista che possieda più notizie di quanto si senta di pubblicarne potrebbe dire se i miei dubbi reggono oppure no. Giovanni Pascoli avrebbe detto: e tu fa cenno! Dio ti insegni come.
mara
am: 19.3.2008 13:24
Cara Ursula,
nel tuo ricco intervento, hai toccato in sostanza i “noccioli” fondamentali e più discussi (e anche controversi) dell’ambiente dei mass media, sia scritti che audiovisivi. Quello che mi fa piacere è che quanto hai scritto denota una certa comprensione e conoscenza di alcuni principi del ruolo dei mass-media. Il che non è evidente. La maggior parte delle persone - non per difetto loro, intendiamoci, ma proprio per una “non conoscenza” dell’ambiente – ha del funzionamento di giornali e radio-TV delle idee un po’ “sballate”, che si rifanno in genere a tanti “luoghi comuni”.

Essendo molto difficile darti una mia opinione su questi temi restando in una lunghezza di testo ragionevole :-) , mi permetto di "approfondire" qui solo qualche argomento, riservandomi se del caso il piacere di tornare sugli altri in eventuali prossimi appuntamenti su BC, se la cosa può interessare gli utenti. In ogni caso, sedute davanti ad un caffè reale :-)) ne potremo sicuramente ancora parlare.

Restringo subito il campo alla stampa scritta, dato che è il settore che conosco meglio, e ai quotidiani, escludendo la stampa mensile e periodica e quella detta “da Boulevard”, ossia leggera, rosa o altro. Tutte quelle riviste, quest'ultime, che si trovano dal parrucchiere... :-)) E’ bello che ci siano e che vivano anche loro. Ma anche questo è un altro discorso.

Ecco allora qualche spunto…

Il nostro lavoro è quello di informare, ossia rendere noto di fatti accaduti o che stanno per accadere, in modo il più oggettivo possibile (il che già di per sé non è evidente…). Questo principio per me è prioritario e importantissimo e NON comprende in alcun modo il “fare sensazione”, ossia lo suscitare, attraverso l’articolo, emozioni ad hoc nel lettore che si discostano dal fatto reale o che ne falsano la vera natura. Questo è un discorso di etica, tra avvenimento e informazione.

Lavorare nella cronaca locale (il settore che preferisco) ti permette di essere direttamente in contatto con la realtà delle cose e delle persone. Degli eventi. Questa vicinanza fa in modo che aumentino le probabilità che quel che si legge sul giornale corrisponda maggiormente alla realtà. Lo scarto tra realtà e articolo dovrebbe (dovrebbe... :-) ) essere minimo. Nella nostra cronaca locale, l’ambiente di lavoro è piacevole, i contatti con autorità ed enti locali si basano sulla fiducia e conoscenza reciproca, la richiesta e l’ottenimento di informazioni non rappresenta un particolare problema. In oltre 15 anni di lavoro nella stampa scritta, nessuno mai della redazione o dei quadri superiori mi ha detto “no, questo non lo pubblichi, no questo non lo scrivi” (insomma, la classica censura…). Se uno fa il suo lavoro come deve, eticamente corretto, e verifica con attenzione le sue fonti, non dovrebbe incontrare problemi. Poi, per carità, tutti possono sbagliare (in buona fede)... Avrei degli aneddoti divertenti (ma sul momento - parlo di qualche anno fa - mica tanto... ) da raccontarti a seguito di errori miei... :-)) Si dice che "solo chi non fa, non sbaglia mai"... :-))

La manipolazione delle informazioni, secondo me, è possibile (e avviene in una certa misura...) – a livello dei nostri quotidiani locali – nel settore della cronaca estera. Solo in via eccezionale, infatti, i nostri giornali possono permettersi (finanziariamente parlando) di avere un corrispondente – ad esempio – in Irak o in Cina. Quel che, i nostri quotidiani, pubblicano sulle pagine di cronaca estera si rifà quindi perlopiù ai dispacci delle Agenzie di stampa (ATS, ANSA, ecc), che a loro volta si rifanno ai loro corrispondenti sul posto. L’informazione, come vedi, è già passata almeno in due paia di mani… Chi mi dice che quel che sta scritto su un dispaccio corrisponde alla realtà che si vive in un Paese a noi lontano? Questa realtà è comunque in un certo senso “filtrata”, rivista, magari (e senza magari...) “occidentalizzata”, in questo senso manipolata. Clamoroso, in questo caso, quanto successo negli USA con la guerra in Vietnam (non che con l'Irak le cose vadano meglio, ma ci sono già molte più voci critiche). Proprio per questo non mi soddisfaceva troppo il lavoro agli esteri: ero troppo lontana dalla realtà delle cose e dalle sue sfaccettature. Ma, ai nostri livelli (Ticino), le cose per ora non possono essere molto diverse. E “bisogna” fidarsi (anche se io continuo a diffidare) delle Agenzie di stampa nazionali ed internazionali.

Tornando alla cronaca, ora a quella cantonale, qui nei nostri quotidiani (che hanno una loro linea editoriale ben definita) si assiste piuttosto ad un’ “impronta” politica-partitica. Impronta che fa sì che il giornale più vicino ad un partito tenderà ovviamente a pubblicare e a dare risalto, nella cronaca cantonale, ad eventi, opinioni ed idee di quel partito piuttosto che di altri (e poi si assiste anche alle “squisite” dispute inter-partitiche). Questo fa parte del gioco. Ed è giusto che sia così. Nelle redazioni di cronaca cantonale, dunque più politiche, possono esserci di tanto in tanto delle maggiori "frizioni" con il mondo politico e le istituzioni (vedi recenti casi, insomma...).

I giochi di potere, ai quali alludevi tu, oggi come oggi secondo me appartengono al mondo della pubblicità (il giornale "campa" - finanziariamente parlando - grazie alla pubblicità e agli abbonamenti dei lettori: queste due entrate permettono anche di pagare la pagnotta a chi ci lavora). I legami con la pubblicità sono sottili. Ma i due settori (redazionale e pubblicitario) sono gestiti separatamente ed è giusto che lo siano. A volte però ci sono pubblicità che vogliono essere invadenti, rispetto alla parte redazionale (ti ricordi la Media Markt?). Anche qui il discorso si farebbe lungo… Giochi di potere… Da noi in Svizzera non è lo Stato (inteso come entità politica ed istituzionale) che può influenzare sulla pubblicazione o meno di informazioni (e siamo alla cronaca svizzera, quella che riguarda il caso FFS, banche, ecc ecc). Oggi come oggi secondo me è l’economia, è la grande finanza che purtroppo hanno un ruolo non indifferente. Mi rifaccio al discorso che facevo prima: le FFS dicono alla stampa quel che vogliono loro, così pure le Banche e le Casse Malati. Anche un nostro piccolo Comune o il Cantone può dire e/o far credere solo quel che vuole, ma le dimensioni sono diverse e per il giornalista è meno difficile risalire, attraverso altre fonti e altre vie, ad informazioni più complete e veritiere. Qui invece (FFS e compagnia bella) si parla di grossi COLOSSI, enti enormi, somme di denaro in circolazione enormi, ecc ecc… Loro sì, che hanno il potere di dire e non dire (vedi UBS e tutto quel che ci sta sotto…). Le notizie qui allora diventano davvero purtroppo solo parziali. Possono diventare interessanti e “succulente” le “fughe di notizie”… ma il prezzo da pagare per questa verità (se di vera verità si tratta e se viene pubblicata…) è spesso davvero assai alto... Anche qui il discorso si farebbe lungo...
E – clamoroso! - non abbiamo ancora parlato di etica professionale... ;-))
... e neanche della separazione, in un articolo, dell'eventuale commento del giornalista dalla notizia stessa...
ursula
am: 18.3.2008 5:32
Ciao Mara
la mia frase sui media, riletta dopo il tuo intervento, in effetti può apparire un po’ azzardata e ambigua, poiché messa lì così, in mezzo alle mie critiche verso i managers e una certa politica svizzera, pare proprio si rivolga indistintamente anche ai media facendone di un erba un fascio. In effetti poi, oltre al fatto che non esplicito ulteriormente il mio punto di vista in merito, questa frase non rispecchia in assoluto il mio pensiero globale riguardo i media, o più in particolare la stampa e il mestiere del giornalista.
Comunque visto che hai chiesto giustamente chiarezza (avrei fatto la stessa cosa!), mi fa più che piacere intervenire in merito a quello che penso del ruolo dei media all’interno di questi eventi di attualità, come le FFS, e altri temi infuocati. E poi ci tengo, perché l’ambito della comunicazione è un ambito che mi interessa molto e quello dei media un mondo che ritengo stimolante e affascinante.
Considero il lavoro del giornalista un lavoro indispensabile e alquanto difficile per via della complessità della realtà di cui ha l’importante compito di riferirne i fatti (al punto che avevo esitato a suo tempo nel decidermi o meno di imboccare questa strada, vale a dire la professione che svolgi tu). Dunque niente in contrario a questo mondo, che anzi sostengo e apprezzo.

La mia frase sui media voleva essere una critica verso un certo modo di fare informazione, un modo di fare che a mio parere comunque esiste, quello di disinformare o informare male. Un aspetto che secondo me rovina l’immagine di un altro tipo di fare giornalismo e che mette in cattiva luce il ruolo dei media in generale. Come capita in tutti gli ambiti c’è il buono e il cattivo, e quindi credo ci sia la stampa buona e quella cattiva.
Ma al contempo -ciò che con una frase così non ho fatto emergere- è che sono fermamente del parere che esiste ancora e tutt’ora una stampa di qualità e competente. Non considero in assoluto i media in maniera negativa, anzi. E credo che un giornalista, proprio per la sua funzione indispensabile e importante in una società dell’informazione come la nostra, sia confrontato a difficoltà non indifferenti e a giochi di potere enormi. Senza parlare poi delle competenze sempre più elevate che richiede il suo lavoro, nell’ obiettivo di far emergere un’informazione pulita, confrontato come è a mille questioni etiche e politiche.

Quella frase che ho buttato lì in maniera vaga e poco chiara, più che altro si riferisce a un certo tipo di stampa, che esiste e si insidia tra quel tipo di stampa che si fonda sull’etica e la correttezza nel riportare le informazioni. A certi livelli infatti, a mio parere, esiste una stampa che è manipolata da chi sta in alto, da chi ha il potere e il denaro che si permette di comperare anche una fetta dell’informazione e di gestirla a suo piacere e utilità. Il mio discorso era rivolto a chi detiene un certo potere della stampa, tipo talune testate giornalistiche, o editori, dove il tema della manipolazione e della complicità dei media con il potere, sono temi reali. A questo tipo di informazione mi riferivo. Come in ogni ambito, l’insidia dell’interesse personale esiste sempre, poi in alcuni più che in altri certo, ma dappertutto credo che questo discorso si possa fare. Tale discorso si può fare persino purtroppo, nella ricerca, dove a certi livelli (non mi riferisco quindi al singolo ricercatore o équipe di ricercatori che svolgono il lavoro) possono esistere interessi in gioco che possono compromettere le analisi o i risultati.

Ci tengo però a precisare che non credo che tale discorso vada fatto nel caso della nostra stampa, quella locale, dove a mio parere esiste la competenza e la volontà di riferire il vero, di informare delle sfaccettature esistenti, e dove ancora è possibile farlo, e farlo in maniera pulita e onesta, anche affrontando temi attuali e importanti. In questo caso il singolo giornalista ha l’opportunità e il desiderio di fare correttamente il proprio lavoro, che è quello di informare e sensibilizzare. Condivido appieno quando dici che spesso la qualità dell’informazione è direttamente proporzionale alla qualità della conferenza stampa emessa e al tipo di informazioni che chi sta al potere decide o meno di fornire. E posso solo immaginare le difficoltà alle quali voi giornalisti siete confrontati riguardo certe questioni e al fatto di dover lottare a volte contro Golia.
Ma come tu ben affermi, e che anche io ho voluto esprimere nell’altro mio intervento, il problema sta a monte, sono le dirigenze e chi dovrebbe vigilare sui conti e non lo fa. E aggiungo un certo tipo di politica che sostiene le privatizzazioni, e certe modalità di conduzione che tengono ben poco in conto il fattore umano.
Che genere di informazione?
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