Blenio Café
Incidente mortale a Malvaglia
marcello
am: 10.2.2010 1:11
I primi a dover essere educati alla mobilità lenta dovrebbero essere quei genitori che puntualmente e sconsideratamente intasano le strade comunali 4 volte al giorno scarrozzando in avanti e indietro i loro bimbi che frequentano asili e scuole varie!
Gina
am: 10.2.2010 22:33
La sicurezza non sarà mai al 100%, vero. Ma tutte le cifre Giancarlo espone - sono per me la chiara, nitida dimostrazione che riducendo la velocità abbassiamo DI MOLTO il rischio d'incidenti. E allora, indifferentemente di quanto io sia stanca, stressata o logorata, e abbia voglia di buttarmi sul divano, arrivare 10 minuti più tardi non è un prezzo troppo alto da pagare. Anzi. Mi sembra un prezzo molto ragionevole.

E per rispondere a Marcello, per quanto riguarda le mamme che vanno a prendere i loro figli da scuola: è certamente una grande contraddizione. Lo fanno per sapere i loro figli in sicurezza, e facendo così, aumentano l'insicurezza per gli altri. Il fatto che i genitori di Malvaglia (ma anche in altri posti!) devono temere per l'incolumità dei loro bambini che tornano a piedi da scuola dovrebbe farci riflettere. C'è troppo poco rispetto e riguardo per i bambini sulle strade nei nostri villaggi, che sono pur sempre i più deboli, che devono imparare, e per loro il tragitto scuola - casa fatto a piedi sarebbe un'opportunità di crescità, di autonomia e di responsabilizzazione, oltre a un momento di sano movimento.
zoe
am: 16.2.2010 15:49
Concordo con il pensiero di Gina.
Ci vuole prudenza, prudenza e ancora prudenza da parte di tutti gli utenti della strada.
Non lo dico per difendere gli automobilisti, però talvolta anche questi si trovano spiazzati di fronte a dei pedoni indecisi nell'attraversare. Una cosa utile da reintrodurre è quella della segnalazione con il braccio da parte dei pedoni. Sarebbe un piccolo gesto che però demarcherebbe chiaramente l'intenzione.
marcello
am: 22.2.2010 0:46
Tanto per rimanere in tema di sicurezza stradale in valle, non sarebbe ora di chinarsi sulla problematica concernente la tratta stradale fra la casa Ceresa e Roccabella? Zona nella quale negli ultimi anni sono sorte parecchie case.

Per una semplice questione di priorità, non sarebbe stato meglio optare per un marciapiede al posto di un poco sensato ripristino e altrettanto inutilizzato vecchio ponte ferroviario in zona Satro? Anche in questo caso se non erro c’era di mezzo la promozione della mobilità lenta, con dei sostanziosi contributi federali.
erika
am: 22.2.2010 2:00
Al di là dell'argomento specifico (incidente di Malvaglia) e constatato che qui sono state giustamente trattate anche altre situazioni "pedonali", aggiungo quanto segue:
- concordo con Gina che la sicurezza al 100% non esiste;
- concordo con Zoe quando invita ad essere estremamente prudenti e i pedoni a segnalare la loro intenzione;
- è pacifico che il calcolo di Giancarlo sia esatto (20km/h = 7 metri per fermare il veicolo).
Considerato il tutto, io "esco" dalla Valle e penso alle rotonde, poichè le abbiamo anche nella vicinissima Biasca (non parliamo poi nel resto del Cantone!). Sono più che utili per snellire il traffico, ma... avete pensato alle strisce pedonali situate a pochi metri dalle rotonde? Quale automobilista è in grado di guardare SOLO davanti al veicolo per stare attento all'intenzione del pedone? Dentro le rotonde bisogna osservare il traffico a destra e a sinistra e se c'è un pedone sulle strisce bisognerà bloccare di colpo il veicolo con grande probabilità di provocare un tamponamento a catena, arrischiando di investire il pedone stesso (anzi, quasi sicuramente investendolo) e causare altri ferimenti.
Allora, signori ingegneri-urbanisti-tecnici del traffico viario in genere, perchè non si spostano le strisce pedonali più lontano, in modo che chi esce dalla rotonda veda per tempo l'intenzione del pedone? Avventurandosi su quelle strisce, si arrischia veramente la pelle!
Io non credo che la spesa per cancellare delle strisce esistenti e spostarle più lontano sia poi così astronomica. E poi, spesa o no, tutto ciò che serve all'incolumità della persona, in questo caso va fatto! E lo dico sia da pedone che da automobilista.
Grazie per la comprensione e saluti a tutti.
Erika
marcello
am: 22.2.2010 19:20
Ritorno in valle, anche se situazioni di questo genere ne sono state create un po' ovunque in tutto il Ticino.
Frazione di Motto, all'uscita dell'abitato verso Nord, hanno posato uno spartitraffico con una specie di isola nel mezzo.
Le due carreggiate in quel punto sono state verniciate di rosso!
C'è gente che attraversando in quel punto è convinta di essere su di una specie di strisca pedonale!!!!!

Quando la smetteranno i nostri esperti di dare sfogo alle loro fantasie? Creando solo confusione e incertezze?
Gina
am: 23.2.2010 18:33
Oggi, su La Regione, pagina 4: "Nessuno è vittima della strada, sono le scelte degli utenti che possono diventare un rischio per sé e per gli altri". Andate a leggere, chi può, questo articolo. Condivido pienamente le affermazioni di Lorenzo Pezzoli, voce sicuramente più compentente in materia che non la mia.
www.laregione.ch/interna_new.asp?art=article3
spero che il link funzioni!
Moderatrici
am: 28.2.2010 22:53
Cari utenti,
l'articolo gentilmente segnalato da Giancarlo è apparso sull'edizione CdT di venerdì 26 febbraio, in prima pagina.
Considerati l'interesse e l'attualità della tematica, oltre che al contenuto dello scritto, ve lo proponiamo integralmente.
Buona lettura

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Incidenti e dintorni
SE OGNUNO SI SENTISSE RESPONSABILE

La sicurezza stradale è es­senzialmente una que­stione di misure tecni­che, restrizioni e sanzioni? Oppure il problema ha altri risvolti, dei quali si parla me­no, ma che dovrebbero pur essere affrontati? Seguendo il dibattito innescato dalla tragica serie di investimenti di pedoni delle ultime setti­mane colpisce la tendenza a porre la questione in termini tecnico-politici. Come se la responsabilità di questi epi­sodi, al di là delle specifiche dinamiche di ciascuno, fosse alla fine da attribuire alle «autorità» e agli «esperti», rei di non saper individuare e applicare «soluzioni» in gra­do di garantire la sicurezza per tutti. È indubbio che il problema abbia anche una dimensione tecnica. Che il posizionamen­to, l'illuminazione, l'arredo dei passaggi pedonali conti­no, in termini di sicurezza. Così come contano tutte quelle misure che aiutano a ridurre la pericolosità delle «zone grigie» della conviven­za fra utenti della strada. Ma è una mera illusione pensa­re che si possa risolvere il problema delegandolo a tec­nici e politici. Direi di più: è un'illusione ambigua e in­quietante. Che in alcuni na­sconde - per altro non più di tanto - il disegno di colpire ancora una volta il traffico privato e quindi la libertà in­dividuale nel nome di una società «più sicura» perché più imbrigliata in una gabbia di limiti e di divieti. E in al­tri - i più - una tendenza a scaricare su un altro piano la responsabilità individuale. La quale è e rimane uno dei cardini della questione. Poi­ché alla fine, esaminando ca­so per caso, si possono sì ri­levare concause e inadegua­tezze tecniche, ma si è sem­pre ricondotti a comporta­menti individuali. Essi sono il risultato delle circostanze, di errori puntuali, di impru­denze o dicolpevoli eccessi. Ma anche di atteggiamenti di fondo che fanno perdere la coscienza della realtà e il senso di responsabilità di ciascuno. Quando il pedone si lancia ri­soluto sulle strisce senza cu­rarsi dei veicoli che soprag­giungono, perché «lui ha il diritto di passare», dimostra poco senso della realtà e di responsabilità (innanzitutto verso sé stesso). Poiché il nocciolo del problema non è quello di affermare un diritto, ma di spostarsi preservando innanzitutto la sua incolumità. Analogamente l'automobilista che si distrae alla guida perché fa un uso pur consentito di certi mezzi (telefono in viva voce o navigatore) diventa un pericolo per gli altri e per sé non meno di colui che supera certi limiti di velocità. Per non parlare di quella diffusa forma di schizofrenia che trasforma il pedone al volante e l'automobilista a piedi in altrettanti dott. Jekill e Mr. Hyde.
Ma è così sorprendente in una società in cui la valutazione delle situazioni e dei rischi è sempre più predefinita da regole «tecniche» imposte dall'esterno? Una società nella quale il pericolo più paventato non è farsi o far male, ma incappare o meno nella sanzione? Da che mondo è mondo si sa che certe regole ci vogliono e che ci vogliono gli strumenti per farle rispettare, sanzioni comprese. Ma in un'epoca in cui tanta enfasi viene posta sulla «prevenzione», possibile che non ci si renda conto che quest'ultima ha tanto più possibilità di essere efficace quanto più si fonda su basi solide e profonde, più che su complicati aggiramenti a base di regole e restrizioni, che finiscono paradossalmente per colpire soprattutto chi prudente e responsabile già lo è? L'«istinto di autoconservazione», come si chiamava un tempo, non dovrebbe essere fra queste basi? Insieme alla coscienza dei limiti «fisici», prima che normativi (una prova pratica di sbandamento rende l'automobilista consapevole di come le cose gli possono sfuggire improvvisamente di mano, più di qualsiasi teoria)?
Quanto alla sicurezza assoluta - come ricordava Fabio Pontiggia lunedì scorso su queste colonne - non esiste. Ma avere sulle strade gente con un po' più di responsabile buon senso e un po' meno di fiducia nelle limitazioni e nelle soluzioni «tecniche» potrebbe migliorarla sensibilmente. E salvare qualche vita in più.
Giancarlo Dillena

carla
am: 1.3.2010 1:00
È vero che la sicurezza stradale non è essenzialmente "una questione di misure tecniche, restrizioni e sanzioni". È vero anche che il rischio zero non esiste. Ma è anche vero che qualcuno deve pur vigilare in modo resposabile sulle regole di utenza stradale e adottare misure efficaci di prevenzione. Certe soluzioni o trovate tecniche, come quelle segnalate da Marcello in un precedente intervento (gli spartitraffico con "false" strisce pedonali nella frazione e nella tirata di Motto), sono quantomai ambigue; creano incertezze o false sicurezza e un pericoloso concetto di "regole sfumate".
I supporti tecnici stradali devono essere efficaci, chiari e al servizio della sicurezza, soprattutto per proteggere gli utenti più fragili ed esposti al pericolo (bambini, anziani). In certi casi la resposabilità individuale non basta proprio!
Valerio
am: 20.3.2010 18:54
Forse una piccola soluzione tecnica per risolvere la pericolosita' della fermata del bus in quel punto o altri similari e con una relativa piccola spesa mi permetto suggerirla.

Un semaforo che, per chi vuole attraversare la strada sulle righe pedonali , ti ferma il traffico. Schiacci il pulsante ed esce il rosso nel tempo necessario e dovuto considerata la velocità delle macchine in quel punto. Stesso impianto che, rilevando un eccesso di velocità ti fa accendere il semaforo rosso.

OVVIAMENTE il tutto correttamente segnalato sia a nord che a sud delle due corsie a distanza regolamentare secondo le norme della circolazione (dopo il ponte dell'Orino direzione sud ed alla curva a Brugaio direzione nord).

Inoltre lo stesso cartello indicatore del semaforo, munito di sensori, accende automaticamente il semaforo rosso quando un automezzo transita ad una velocità che raggiunge i limiti consentiti. Un 'ulteriore sensore posto a 50 metri dal passaggio pedonale puo' quindi sliberare il rosso se l'impulso non é stato dato dal pedone che vuole attraversare la strada.
Se invece il semaforo rosso é stato chiesto da un pedone, rimane acceso per il tempo dovuto per l'attraversamento della strada.

Il tutto, prima di essere esecutivo ed in funzione , con la dovuta informazione sugli organi ufficiali ed in rispetto della legge.

CHE MAGARI UN QUALCHE ADDETTO ALLA SICUREZZA lo contempla?

Lo posso benissimo e magari meglio chiarire di persona . Io ci sono.

Comunque....... non mi si dica che non é fattibile!.Già sperimentato di persona su alcune strade e trovo che serve allo scopo.

...nella speranza di non piu'..... "piangere" altre vittime
Incidente mortale a Malvaglia
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