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Blenio Café
PARC ADULA
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Cleto Ferrrari
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inserito il: 27.9.2016 0:33 |
Il “dopo Parco Adula” Pur non più risiedendo in Valle di Blenio mi permetto di esprimermi con una certa competenza sul progetto di Parco nazionale Adula in quanto nella veste di Segretario agricolo dell’Unione contadini ticinesi e di Gran Consigliere avevo seguito tutto l’iter compreso quello fondamentale della definizione della base legale. Con grande probabilità il prossimo 26 novembre il progetto di Parco nazionale Adula verrà bocciato dalla popolazione residente nei comuni interessati. In sedici anni di discussioni ci sono state troppe contraddizioni, cambiamenti vari di dirigenza e la gente ha finito col non riconoscersi in questo progetto. Sedici anni per una progettazione sono troppi! Qualcosa non è andato. E dopo la bocciatura cosa succederà? A quel momento i Bleniesi potranno dire la loro. Sarà l’occasione per definire un vero progetto condiviso. Infatti né la Confederazione, con in prima linea l’Ufficio federale dell’ambiente, né il Cantone, con la Sezione dello sviluppo territoriale, molleranno. D’altro canto restano solo due progetti di parco nazionale, Adula e Locarnese, avendo tutti gli altri candidati confederati nel frattempo rinunciato. Anche il dopo Cevio insegna. In questi sedici anni si è buttato tempo e soldi per discutere della regione della Greina come se fosse minacciata da chissà cosa. Al posto di riconoscere che è gestita in modo esemplare da Enti pubblici, agricoltori e dalle organizzazioni alpinistiche che ne assicurano la fruizione con la creazione e gestione delle capanne. E non dimentichiamo il successo di visitatori già esistente. Vi sono salito parecchie volte e non ho mai trovato un rifiuto dimenticato in giro. Le modalità con cui i promotori hanno gestito il dossier parco danno più adito ad un tentativo di esproprio dall’alto dell’intera regione che ad una condivisione. È il difetto di questi Uffici che diffidano delle capacità artigianali e di convivenza tra uomo e natura presenti sul territorio e quindi non si interessano delle esigenze di tutti i giorni delle persone che vi vivono e lavorano. Al posto di litigare per la zona nucleo, che di regola è fruibile pochi mesi l’anno, ci si dovrà concentrare sul fondovalle. Per avere vere ricadute da un tale progetto, l’intera Valle dovrebbe avere a disposizione infrastruttura, alloggi che al momento sono troppo carenti. Sarebbe quindi ora che le varie promesse inizialmente fatte dai promotori del parco venissero anche realizzate. Il fondovalle bleniese è ricco di rustici che, con la regolamentazione federale e cantonale, non si sa di che sesso siano. Insomma non possono essere trasformati in alcun modo. Dovranno cadere? Eppure sono quasi tutti già urbanizzati (strade, elettricità, acqua…) essendo stati usati anche a scopi agricoli e altro, e al momento sono perlopiù pseudomagazzini. Con chiare regole e veri collegamenti sostenibili, non d’intralcio alle altre attività, potrebbero diventare una rete caratteristica di piccoli alloggi. Insomma i 5 milioni andranno utilizzati nel fondovalle e non per mettere dei ranger (semmai saranno le organizzazioni alpinistiche a fare la scelta) o per pericolose operazioni chirurgiche come isolare le vecchie case nei nuclei. Dovranno essere i principali attori presenti sul territorio ad usufruire di queste risorse finanziarie, che siano enti pubblici, privati, artigiani o altro. Non dimentichiamo che la bellezza e attrazione della regione comincia dal suo fondovalle e che la vitalità deve essere in primis sul fondovalle e di chi vi risiede e lavora se vogliamo trattenere visitatori più giorni e generare vitalità! La Valle di Blenio ha tutte le premesse per un vero successo che parta dal basso: paesaggio, territorio gestito, campagne, corsi d’acqua, artigiani, cuochi, gerenti, agricoltura, nuclei, ville degli emigranti, beni culturali, rustici, centri invernali. Peccato che i promotori del progetto parco abbiano visto tutto quanto in modo diffidente e non abbiano voluto integrarli e riconoscergli i ruoli. Non ci hanno creduto? E peccato che agli Uffici coinvolti un tale sviluppo non interessi. Cleto Ferrari, Gran Consigliere Indipendenti
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Giacomo
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inserito il: 20.9.2016 19:43 |
Tema Lupo, complimenti per il bel servizio di stasera alla RSI Quotidiano. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli allevatori dei Comuni del futuro parco... Il problema, come visto in Valle Morobbia, non è tendenzioso o fittizio, ma molto reale...
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mara
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inserito il: 6.9.2016 14:06 |
A seguito della Conferenza stampa svoltasi stamane a Bellinzona e quale utile spunto di informazione e discussione, presentiamo qui in modo integrale il Comunicato stampa della Rete dei parchi svizzera: COMUNICATO STAMPA, 6 settembre 2016 Slancio turistico e opportunità uniche con i due progetti di parco nazionale I vertici del turismo regionali, cantonali e svizzeri si sono riuniti oggi a Bellinzona per presentare alla stampa i nuovi parchi nazionali e il loro potenziale nello sviluppo del turismo. Jurg Schmid, direttore di Svizzera Turismo, ritiene che le caratteristiche e le offerte dei nuovi parchi nazionali darebbero un impulso originale al turismo Svizzero e internazionale. Coadiuvati da Fabio Bonetti, Direttore Organizzazione Turistica Lago Maggiore e Valli, Samuele Barenco, Key Account Manager Organizzazione Turistica Regionale del Bellinzonese e Alto Ticino, Valle di Blenio, e Christian Vigne, Direttore Ente Turistico regionale del Moesano, Samantha Bourgoin, Direttrice Candidato Parco Nazionale del Locarnese, e Martin Hilfiker, Direttore progetto Parc Adula, hanno portato degli esempi concreti delle offerte turistiche che permettono la visita e la scoperta delle regioni interessate da un parco nazionale. Indetta dalla Rete dei parchi svizzeri, la conferenza è stata anche l’occasione per sottolineare la differenza fra vecchi e nuovi parchi. “I parchi nazionali di nuova generazione sono diversi dal vecchio modello - ha ribadito il presidente della Rete, Stefan Müller-Altermatt - Partono dal basso, dalla volontà di chi abita le sue regioni e si concretizzano solo attraverso un processo democratico”. “Il sistema dei parchi svizzeri è unico nel suo genere. Al suo interno i parchi nazionali hanno un ruolo specifico. Oggi parlare di parco nazionale ha però un altro significato. I nuovi parchi si discostano infatti dal vecchio modello, quello del Parco Nazionale svizzero fondato nel 1914. Oggi la loro creazione nasce dal basso, con un processo democratico, perché solo le persone che abitano e vivono il territorio in cui il parco dovrebbe nascere sanno ciò di cui hanno bisogno. Inoltre i nuovi parchi non corrispondono a delle riserve integrali, ma combinano delle zone protette e delle zone abitate in cui le persone vivono e lavorano. Per questi motivo ogni parco è un unicum: di volta in volta, in base alle decisioni prese dalla popolazione che ci vive, il suo profilo viene modellato secondo un principio di complementarietà tra uomo e natura”. Con queste parole Stefan Müller-Altermatt, presidente della Rete dei parchi svizzeri, ha voluto sottolineare la peculiarità dei nuovi parchi nazionali, cuore questa mattina di una conferenza stampa tenutasi all’Hotel&Spa Internazionale a Bellinzona. Presente anche Jürg Schmid, direttore di Svizzera Turismo, che durante il suo intervento ha posto l’accento sul valore aggiunto che la creazione di un parco nazionale porta sia a livello regionale sia a livello nazionale. “Le offerte turistiche di un parco nazionale si differenziano dalle normali proposte in ambito turistico, garantiscono un’esperienza nella natura, un contatto diretto con la cultura e la tradizione locali molto particolare che oggi è sempre più ricercata. È anche per questo che le ricadute economiche e sociali di un parco nazionale sono enormi. Basti pensare che, secondo uno studio fatto dal Dipartimento di Geografia dell’Università di Zurigo, ogni franco investito nella regione del Parco Nazionale Svizzero genera un indotto di 5”. PROGETTO PARCO NAZIONALE DEL LOCARNESE: un turismo dolce che rispetta il territorio Un’offerta turistica che permette la visita di un Parco Nazionale l’ha portata in sala Samantha Bourgoin, Direttrice del Candidato Parco Nazionale del Locarnese. È in Onsernone che da qualche anno è stata riscoperta la farina bonae ne è nato il progetto di restauro dei Mulini di Vergeletto, sostenuto dal futuro Parco nella pianificazione e realizzazione e inserito in un paesaggio culturale di grande valore. Il prodotto, presidio Slow Food, è rivisitato in chiave moderna non solo dai professionisti in ricette innovative come la crema “Bonella” e il liquore “Farinign”. Ce n’è per tutti i gusti, anche per accontentare i più piccoli. Queste e altre offerte turistiche sono infatti a misura di famiglie, e non solo. È in questo modo, sostenendo le proposte degli attori locali, che il progetto di Parco Nazionale contribuisce alla strategia più ampia dell’Organizzazione Turistica Regionale Lago Maggiore e Valli esposta dal Direttore Fabio Bonetti. “La nostra regione è stata insignita dei marchi “Wellness” e “Famiglie Benvenute” dalla Federazione Svizzera del Turismo. Il Parco Nazionale costituisce quindi una novità importante che offre un valore aggiunto ai nostri target. Vale a dire, tutti coloro che cercano il “BEN ESSERE”, troveranno nel Parco natura, passeggiate e offerte con cui rigenerarsi, mentre le famiglie in visita nel Locarnese potranno usufruire di attività capaci di fidelizzarle. Un settore turistico, questo dell’escursionismo, che ci vede lavorare insieme”. La rete ufficiale dei sentieri è mantenuta dall’Organizzazione turistica, mentre il Parco si innesta in modo complementare là dove gli enti e le associazioni sul territorio hanno bisogno di essere sostenuti nel ripristino e nella gestione di alcuni sentieri locali”, spiega Samantha Bourgoin. PROGETTO PARC ADULA: alle porte di un nuovo futuro Samuele Barenco, Key Account Manager Organizzazione Turistica Regionale del Bellinzonese e Alto Ticino, Valle di Blenio, Christian Vigne, Direttore Ente Turistico Regionale del Moesano e Martin Hilfiker, Direttore del progetto Parc Adula, hanno dal canto loro presentato alcuni progetti sviluppati nelle Regioni di Blenio e del Moesano con il sostegno di Parc Adula. Partendo dalla Capanna Scaletta, il cui obiettivo è di ottimizzare l’approvvigionamento energetico dello stabile abbattendo l’energia di origine fossile, così da garantire un’esperienza ecosostenibile ai numerosi ospiti che la frequentano. Un lavoro importante, a chilometro zero, realizzato tramite aziende locali presenti in Valle di Blenio. Poi troviamo Monte Greco, in Val Malvaglia. Già da alcuni anni l’Associazione degli Amici di Monte Greco promuove interventi di valorizzazione paesaggistica e di recupero di vecchi manufatti, con l’obiettivo di ridare vita a questo antico insediamento. Parc Adula è fiero di sostenere un progetto come Monte Greco, testimonianza odierna di un passato che va tramandato alle generazioni future Risalendo invece verso il Lucomagno, ai confini con la Surselva, ci si imbatte nella Via Lucmagn. Testimonianza delle antiche vie che collegavano le regioni alpine, la Via Lucmagn rientra nel più ampio progetto di recupero delle Vie Storiche. Si tratta di un percorso che si snoda tra Disentis ed Olivone (o viceversa) e che porta, in tre giorni di cammino, l’escursionista a scoprire peculiarità storiche e paesaggistiche lungo un sentiero nel cuore di Parc Adula. A San Bernardino, nel mese di luglio si può assistere al Greenhope Day. Nato da un’idea e divenuto in breve una realtà irrinunciabile nel contesto turistico del Moesano, questo evento, i cui proventi vanno a favore della lotta contro i tumori infantili, porta ogni anno oltre 500 appassionati di mountain bike nella splendida cornice di San Bernardino per una giornata di gare e di festa. Un assaggio del valore aggiunto di un parco nazionale in ambito gastronomico è stato infine dato al termine della conferenza stampa con un aperitivo a base di prodotti locali. Protagonisti del buffet: i salumi della Macelleria Vietti (Losone), i formaggi del Caseificio del Sole di Severino Rigozzi, dell’Alpe Stgegia della Famiglia Taddei, dell’Alpe Predasca (Campo Blenio), dell’Alpe Pian Segno (Lucomagno), il pane della Panetteria Peri (Verscio), le giardiniere e lo sciroppo di Felix Kautz (Cavigliano), la birra di Thomas Lucas (Berzona), il vino rosso Impronta di Stefano Bollani (Serravalle) e il vino bianco Solis di Federico Apolinari (Motto Blenio).
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rasputin
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inserito il: 30.6.2016 16:19 |
dimenticavo! Qualora dovesse essere valida la variante B, chi ci spiega cosa cavolo ci stanno a fare le ordinanze!! O peggio ancora; chi cavolo le deve rispettare, viceversa chi cavolo può fare il cavolo che vuole???
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rasputin
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inserito il: 30.6.2016 16:15 |
Risposta da parte della Leuthard. Non ci saranno nuove restrizioni sia per i privati che per enti pubblici oltre a quelle già vigenti. Questa affermazione, per non dire che puzza d’imbroglio, è comunque molto ambigua. La si può interpretare in due modi diametralmente opposti. A) Non ci saranno nuove restrizioni, oltre a quelle già previste dall’ordinanza sui parchi. Tali restrizioni applicabili sulla zona periferica di un parco nazionale, rispetta quasi alla lettera le restrizioni della zona nucleo di un parco regionale, che viceversa come parco naturale regionale non ha una zona tampone con restrizioni. B) Non ci saranno nuove restrizioni tout court. Vuol dire che i primi a non rispettare l’ordinanza in questo caso sono proprio le autorità federali!! In questo caso vale proprio il detto popolare che le leggi sono fatte solo per gli stupidi e per quelli ancor peggio!! Quindi o che si vuole aggirare l’ordinanza o che si vuole raggirare il popolo. Se l’ente federale vuole aggirare le leggi sari il primo a ricorrere per farle rispettare e perché l’ente pubblico deve essere coerente e non creare un precedente. Se invece si vuole aggirare e raggirare con giochi di parole, ancor peggio!! Quindi occhi, orecchie e tutti gli altri sensi aperti!!
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rasputin
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inserito il: 20.6.2016 18:41 |
complimenti al nostro consigliere di Stato. In chiave semplice descrive esattamente la differenza di veduta tra l'abitante "alpino" e l'abitante "cittadino" ed esattamente come il sottoscritto lo intendeva ni precedenti interventi (vedi da pagina 22 e seguenti), anche se fortemente criticato da qualcuno. Non si può dubitare che una differenza esiste ed è dettata dalle necessità. Quindi il "popolo alpino" non ha niente da farsi insegnare su come vivere dal "popolo cittadino". Come lo è all'incontrario, cioè il "popolo alpino" non va a mettere il naso negli affari del "popolo cittadino" nei sui posti (cioè nelle città) Perciò; a casa nostra non abbiamo bisogno di interferenze esterne, specialmente quando queste interferenze servono solo a creare nuove imposizioni e restrizioni a chi nel territorio ci deve vivere. (ed in più a chiederci soldi!) il concetto sembra chiaro. Come sembra chiaro che finora si sono, volutamente od ingenuamente, raccontate un mucchio di frottole, forse sperando di convincere un parte di persone sulla pseudo bontà del progetto, e sperando o facendo credere che l'ordinanza non è l'ordinanza (Bohh...) Intanto con questi sotterfugi sono passati diversi anni ed a qualcuno è andato bene così. Ma se quanto consumato finora, in forze e soldi, lo si investiva in qualcosa di più concreto, non era meglio? (solo che... mors tua vida mea...)
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Giacomo
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inserito il: 19.6.2016 21:55 |
Interessante l'opinione espressa dal Consigliere di Stato Norman Gobbi a proposito del Parc Adula, sul numero di giugno del mensile Tre Valli, a p.7, dal titolo: "Parchi, tra homo alpino e homo urbano...". Condivido la sua opinione, e anzi penso che se l'homo urbano venisse a vivere per qualche po', ma almeno un annetto, con gli homini alpini, capirebbe forse tante cose...
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rasputin
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inserito il: 13.6.2016 19:19 |
detto, ridetto e stradetto!!! si stanno adagio adagio pagando le furberie, frottole e sotterfugi! E non si venga a dire che ora è colpa degli uffici di Berna!! Lo si sapeva dall'inizio che l'ordinanza è l'ordinanza e da qui non si scappa e nemmeno si deroga. comunque una delle più grosse frottole era sostenere che nelle zone tampone adiacenti le zone nucleo, non c'era alcuna restrizione!! L'unica scusante è che si è tentato di aggirare le leggi (senza niente dire !!??) nella speranza che qualcuno cascava dal fico o dal ciliegio?
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alfiero
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inserito il: 14.5.2016 18:04 |
Secondo il mio pensiero il diritto alla libertà passiva da quella sfera ermetica che sconsigliava l'esporsi, che gli oppositori al parco rivendicavano sta per essere riconosciutoci, ciò deve preludere al diritto alla liberta attiva di fare, di progettare, di associarsi per realizzare senza quegli ostacoli fin qui voluti per far spazio al parco. Sono grato al Signor Bianchi per aver dimostrato, con il suo contributo, che la trasparenza è dovuta. Tuttavia, il cambio di persone a cui affidare la conduzione del parco mi sa di operazione cosmetica che non toglie nessun paletto. Credo che poche volte come ora sono concomitanti, per la valle di Blenio, diverse concrete e importanti possibilità di crescita e di mantenimento di ciò che esiste (ospedale) fra le quali il scegliere non può essere limitato dal credere che non c'è altra possibilità che continuare il declino o accettare il parco.
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mara
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inserito il: 14.5.2016 10:18 |
Leggo oggi su "laRegioneTicino", p.1 e 30, un interessante commento di Ronny Bianchi che, se non proprio in tutti i punti, mi trova d'accordo in special modo per quel che riguarda la comunicazione e l'informazione. Le mezze verità e la non-informazione creano confusione e disinformazione. Mille volte alle nostre domande avrei preferito che ci si rispondesse: "Mi spiace, non lo so" che non campare risposte evasive. Mille volte mi sarei augurata di vedere in una serata un rappresentante del BUVAL di Berna al quale porre direttamente le domande. Probabilmente si sarebbe potuto fare un po' più di chiarezza prima; e costruire meno castelli in aria. Certo a favore della popolazione e dei suo "desideri", ma a che pro se poi comunque fa stato la legge? O sennò, visto che si tratta di un parco di nuova generazione, una volta accertato il forte attaccamento al territorio e al suo uso attuale (comunque rispettoso) da parte di chi ci vive, andava "contrattata" in fase iniziale una nuova, nel senso di innovativa, forma di gestione con una maggior presenza dell'attività umana (che corrisponde alla presenza attuale, pensando alla ZN). Se la cosa fosse da subito apparsa impossibile (secondo i criteri di Berna), si sospendeva il tutto. Ma tant'è... coi "se" e coi "ma" sappiamo dove si va a finire. Peccato. Buona lettura e buon fine settimana lungo :-) ******************* IL COMMENTO di Ronny Bianchi, economista QUELLE NUBI SUL PARC ADULA Nubi sul Parc Adula. A pochi mesi dalla votazione Berna ha, in parte, respinto al mittente il progetto perché non rispetterebbe tutti i parametri previsti dal regolamento. Un nuovo parco nazionale deve comprendere una zona centrale di livello 2 – Area protetta finalizzata alla protezione di un ecosistema con possibilità di fruizione a scopo ricreativo – e una zona periferica di livello 6 – Area protetta finalizzata all’uso sostenibile degli ecosistemi naturali – secondo la classifiazione internazionale dei parchi naturali. Per Berna – da quanto è trapelato – è soprattutto sulla sostenibilità della zona (...) periferica che ci sarebbero delle lacune. Contrariamente al Parco nazionale dell’Engadina creato 102 anni fa, che è di livello 1 e con i vincoli imposti dall’alto, il Parc Adula avrebbe dovuto seguire un processo di coinvolgimento dal basso (bottom-up) di tutte le parti in causa, nel definire i vari vincoli e l’operatività del parco. Proprio in questo procedimento sta la debolezza del progetto. In primo luogo, perché soddisfare tutte le parti in causa diventa una missione impossibile o comunque difficile essendo gli interessi in gioco disparati e sovente divergenti. Tuttavia è un processo profondamente democratico. Ma è anche su questo punto che la direzione del Parco ha, perlomeno in parte, sbagliato. Chi scrive è stato membro della commissione economica (e presidente della stessa, a onore del vero non per meriti particolari ma perché nessuno voleva assumere la carica) fino allo scorso anno. Per diverso tempo la commissione si è riunita un paio di volte l’anno – senza mai incontrare il Gruppo operativo! – e ha cercato di proporre delle strategie e delle analisi costruttive. Tra queste proposte avevamo insistito in modo particolare sulla necessità di informare la popolazione in modo chiaro e trasparente su quali erano i parametri da rispettare, ma soprattutto sul fatto che non è possibile “avere la moglie ubriaca e la botte piena”. Purtroppo nessuna delle nostre proposte è mai stata presa in considerazione (compresa quella di una valutazione dettagliata delle ripercussioni economiche). In realtà con il precedente direttore la collaborazione era sicuramente positiva e si percepiva il suo entusiasmo per il progetto, ma il fatto che abbia poi rinunciato a proseguire il mandato, ci ha fatto capire che dietro le quinte si remava in direzione opposta. L’impressione era che il Gruppo operativo volesse avere il controllo totale del progetto, ma soprattutto che avesse paura di rompere i precari equilibri necessari per la realizzazione dello stesso. Atteggiamento che si può capire ma che non è mai vincente. In realtà non è la prima volta che Berna avanza critiche (erano state fatte anche con la prima stesura della Charta), ma alle difficoltà e rivendicazioni si è sempre cercato di apporre cerotti a destra e a manca. Ad esempio, ho sempre trovato assurde le rivendicazioni delle società alpinistiche che esigevano maggiori sentieri nella zona centrale, società che dovrebbero avere a cuore la difesa della natura. Su questo punto si doveva essere chiari dall’inizio, così come con i cacciatori, gli alpigiani e via dicendo. Questo non significa declinare il confronto con le parti, ma semplicemente mettere in chiaro quali sono i paletti invalicabili per la creazione di un Parco. In fondo un Parco nazionale è appunto un parco, dove ci sono aspetti positivi e negativi. La popolazione avrebbe dovuto essere informata in modo trasparente, consapevole che non si potevano accontentare tutti. Deve però essere altrettanto chiaro che se il Gruppo operativo ha commesso degli errori (così come li ha commessi Berna), lo ha fatto in buona fede, convinto che il Parco avrebbe apportato dei benefici a tutta la zona coinvolta. E di questo continuo a essere convinto pure io. Il problema è che ora il progetto “è bruciato” forse irreversibilmente a meno di affidare la fase finale a persone al di sopra di ogni sospetto, che abbiano il coraggio di dire chiaramente come stanno le cose. Poi sarà la popolazione a decidere se vorrà continuare sulla strada del declino degli ultimi anni (soprattutto in valle di Blenio) o se vorrà intraprendere una nuova strada – pur con dei paletti – che potrebbe portare a dei benefici importanti.
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