Blenio Café
PARC ADULA
Rasputin
inserito il: 24.7.2014 17:30
ciò vuol dire che se il salametto o il formaggino porta il marchio del parco o meno può essere irrilevante.
Anzi in qualche occasione potrebbe anche essere controproducente. (dipende dal prodotto e dal contesto...)

Che conta è la qualità e non da ultimo il prezzo, che deve stare tra determinati paletti e non superarli (ne in su ne in giù)

La roba buona è venduta a ruba, anzi non ce n`è abbastanza già ora.

Quindi che il marchio sia importante o meno...

Che contano sono i PROGETTI immediati e futuri, compresa la realizzazione, l'aiuto finanziario e il supporto a posteriori (gestione, marketing, eccetera)

In Engadina l'ente gestore del Parco paga un affitto ai proprietari dei terreni utilizzati.
alfiero
inserito il: 24.7.2014 14:46
Accanto alle cose di carattere generale che ormai conosciamo vedo un non evitabile dovere di trattare le cose puntuali. In questo momento mi passa per la mente il marchio “Parco Adula” e la sua corretta utilizzazione e mi permetto esprimere i miei dubbi e considerazione a mo’ di domanda di spiegazioni.

Come tutti anche questo marchio vuole del tempo per diventare rinomato, riempirsi di messaggi e poterli trasmettere. Molto dipende da ciò che rappresenta e dei pensieri automatici che induce. Sappiamo che “parco” non è unico (ve ne sono in tutto il mondo e fa pensare a territorio protetto ed esaltazione di valori naturali) “Adula” dovrebbe quindi trasmettere tutti i messaggi che noi vogliamo fargli trasmettere. Il collegamento fra prodotto e luogo di produzione pare che sia fondamentale avendo il luogo di produzione un significato di serietà, affidabilità, correttezza e peculiarità culturale ma anche di ampliamento del pensiero indotto, si preferisce orologi svizzeri a orologi del Cervino, “ViTi” per vini ticinesi (ricorda la terra e il clima) a vini Luganesi, forse più noto al mondo, invece la Toira, territorio pascoloso, (rispettato ma non protetto più del resto del territorio svizzero) presta convenientemente il nome a un caseificio. Non deve esprimere contraddizioni (carne secca di capra “isole di Brissago” sarebbe disgustoso il pensiero automatico della ricchezza botanica delle isole mangiata dalle capre). Potrebbe non essere opportuno pubblicizzare il parco come luogo protetto, intatto e naturale se poi il mercante propone latticini “Parco Adula” prodotti in quantità notevoli, come dimostra la loro presenza sulle scanzie dei supermercati, oppure l’oste a proporre selvaggina e funghi del parco e il fiorista con i suoi prodotti “parco adula”, i minerali del parco ecc. Il marchio che si riferisce a luoghi di valori naturali, culturali ecc. l’ho visto usare specialmente per i souvenir molto poco per prodotti che implicano lo sfruttamento del territorio di riferimento. Un marchio deve inoltre contenere un significato di utilità, una delimitazione territoriale alla quale non si aggiunge nulla di più di quanto le nostre montagne già offrono, visibilmente non danneggiato dall’uomo, avrebbe un senso di inutilità oggettiva che soddisfa, con il biglietto di entrata, solo le esigenze finanziarie di un istituzione non necessaria. Un parco nazionale deve soddisfare la sensibilità ambientale, il suo marchio deve essere un tutt’uno con questo concetto, difficile gradire che si realizzi un parco contraddistinto da un marchio per scopi commerciali.

Il marchio, logicamente, non può concedersi ad un uso indisciplinato ma sottoposto a regolamentazione abbastanza rigida, che non può limitarsi alla carta del parco, ma deve essere ben chiara l’esistenza o meno di un utilizzabilità a scopi commerciali, prima del voto, in particolare va definito se il significato preponderante deve essere quello ambientale o quello economico visto che i 2 ambiti hanno spesso interessi diversi. Sono dell’avviso che il marchio possa essere utilizzato a scopi commerciali solo nella misura in cui rimane rispettoso della logica ambientale di un parco.
Rasputin
inserito il: 14.7.2014 18:49
cara Fiordaliso,

hai ragione; di cose da vedere ne abbiamo tante, sia in alta valle che conosci bene, sia in bassa valle e valli laterali che conosci molto bene.
Quindi le belle cose che abbiamo le possiamo vedere anche senza ulteriori restrizioni.

Ma: come ben dice l'articolo di NZZ (che ognuno può interpretare e vedere come meglio pensa) se non ci sono le infrastrutture per la ricezione, è come avere la barca senza remi.
e le infrastrutture costano, sia a crearle ed ancor più a mantenerle.
E da noi bisogna partire da poco più che da zero, a differenza degli altri parchi che sono da ritenere a grosso potenziale di visitatori iniettati da importanti centri di residenza e vacanze limitrofe.

Quindi; chi investe (ad alto rischio di uscire con le ossa rotte) e chi aiuta - finanzia - sovvenziona gli investimenti?
Cosa darà la confederazione che vuole a tutti i costi territorio da "mettere in riga"?

Cosa dicono in proposito i promotori?
Dove sono i progetti e gli aiuti?

Finora e nessun può dire il contrario; i promotori vogliono far passare la Carta e nulla più di tanto.
Marisa
inserito il: 13.7.2014 17:41
Parlare e riparlare del PA ,
Vien da dire cosa c'è che non va in questa nostra Valle ,
Un marchio inutile per quel che mi riguarda,
Lo sviluppo di questa nostra regione non può affidarsi ad una
Ideologia milionaria in quanto sono solo propositi e teorie ,
Alle quale non ci si può attenere ,rischio la perdita di potere gestionale
delle nostre risorse naturali e territoriali ,il che non mi sembra poca cosa ,
di esempi c'è ne sono in tutti i campi .
Siamo stati fino ai nostri giorni capaci di prendere le giuste
decisioni ,e la valle offre già molto al turista a livello di sentieri /capanne /
e durante la stagione invernale / neve permettendo la stagione funziona.
Ritengo che ci si può sempre migliorare ,ma non al punto di affidare il tutto
ad un gruppo di persone sicuramente studiosi che rispetto ,ma delle quali non condivido le teorie ,non vedo un progresso ,ma un potere assoluto sul territorio e non a beneficio della Valle .
Fiordaliso
inserito il: 5.7.2014 14:03
Grazie a Rasputin per aver provveduto (gratuitamente) alla traduzione dell'articolo della NZZ.

Permettemi però di dissentire dalla interpretazione di Rasputin riguardo l'articolo: in esso non si dice (o conferma) che un Parco nazionale nelle nostre regioni non portebbe un beneficio economico - si dice l'esatto opposto.

Se Entlebuch riesce a svilupparsi turisticamente e beneficiare dal Parco (e l'Entlebuch non è di sicuro una regione turistica al pari dell'Engadina) lo possono fare anche le nostre regioni.

Non dimentichiamo che di cose ne abbiamo anche noi (e alcune di queste tutti ci invidiano): la Greina, la zona del Passo del Lucomagno, del Passo del San Bernardino, ... le più belle capanne, le gite mozzafiato, bellissimi paesi ricchi di storia e cultura ... 7 stazioni invernali (Nara, CampoBlenio, Campra, Disentis, SanBernardino, Splügen e Vals) ... abbiamo anche gli alberghi (il problema è che son chiusi e non trovano investimenti), ... B&B e agriturismo in crescita,... i rustici, ... la ristorazione (e si può mangiar meglio qui che in Entlebuch), l'agro-alimentare (formaggi e salumi strepitosi) ... per non parlare del clima decisamente meno umido che nell'Entlebuch ... la lista potrebbe andare avanti a lungo.

Personalmente non ho dubbi che i vantaggi di un Parco nazionale ci sono e sono importanti, caso mai la questione è appurare i vincoli ad esso legati (e qui bisogna attendere la Carta), ... ma che i vantaggi ci sono è evidente come la luce che splende il mattino - e la luce solo i ciechi non la vedono.
Rasputin
inserito il: 4.7.2014 18:53
Bene.
Visto che non ci pensa TEAM PA(pagati) Rasputin ci pensa (gratis).
Nell’articolo risalta comunque; il valore del turismo dipende:
- età il parco dell’Engadina esiste da 100 anni
- attrazzioni turistiche; al momento semi inesistenti. Quindi tutto da creare, e chi investe? Aiuti, sussidi, ecc
perciò:
- Nel caso di parchi emergenti è importante che le offerte turistiche sono già disponibili. Poiché parchi di solito hanno solo un modesto budget di marketing, hanno difficoltà a prendere un residuo turistico.
Quindi:
- ???
In sostanza l’articolo da ragione agli scettici: un parco di sole limitazioni e senza progetti ed investimenti validi è un coperchio senza la pentola. Ed in più sono gli accademici a dirlo!!
Carissimi non scettici e carissimi del Team PA; con gli esempi dei parchi citati e PA si sta mischiando il burro con la ferrovia!!
Parco Nazionale Engadina ha 100 anni e vicino ha importanti centri turistici.
Altri parchi citati; sono parchi regionali. Parc Ela gira tanta gente (vi poteri dire tutti i dettagli!), anche questo vicino ai centri turistici più importanti d’Europa. Entlebuch ed altri; la situazione e le premesse non son tanto diverse dai precedenti.
PA non ha minimamente queste premesse, e non c’è finora la minima traccia di un progetto e nemmeno l’ombra sulle possibilità di eventualmente sovvenzionare la creazione di un minimo di infrastrutture.
Ecco l’articolo (con i dovuti errori)
La creazione di parchi naturali può rafforzare l'economia locale. Così, il più valore supera il parco nazionale di sostegno pubblico molte volte.

hof. Parchi naturali non sono solo la flora e la fauna locali e il paesaggio potranno beneficiare, ma anche rafforzare l'economia regionale. Così, il valore del Parco Nazionale Svizzero in Engadina è 19,7 milioni di franchi all'anno. Il Parco Naturale della Biosfera Val Müstair generato ogni anno 3,8 milioni di franchi, e la biosfera UNESCO di Entlebuch 5,2 milioni di franchi. Si tratta di un foglio delle Accademie delle Scienze Svizzera avanti per il valore del turismo nei parchi svizzeri.

La creazione di parchi può quindi essere considerato come un mezzo contro l'impatto negativo del cambiamento strutturale in regioni remote. Misure intese a promuovere il turismo potrebbe anche "essere attuate senza grandi resistenza sociale o politica e di risorse tecniche e finanziarie relativamente bassi", scrivono gli accademie, che vogliono dare i parchi una guida per la raccolta di valore aggiunto alla mano.

Il valore del turismo dipende secondo le accademie delle dimensioni e la posizione del parco, l'età, la fama, le attrazioni turistiche, le infrastrutture esistenti e il livello dei prezzi dalla regione. Nel caso di parchi emergenti è importante che le offerte turistiche sono già disponibili. Poiché parchi di solito hanno solo un modesto budget di marketing, hanno difficoltà a prendere un residuo turistico.

Il valore può anche essere convertita in lavoro equivalente. Così il turismo estivo crea intorno al Parco Nazionale Svizzero, circa 240 posizioni, la Biosfera Val Müstair 56 e nella biosfera di Entlebuch 63 punti. Parchi ricevono anche i sussidi. Scende al di sotto di questo valore, i parchi portano a rafforzare l'economia regionale. Nel caso dei tre Parchi menzionati è il valore del turismo è 2-6 volte il sostegno pubblico, che è di 600 000 e 700 000 franchi presso il Parco nazionale di 3,2 milioni di franchi e la Biosfera Val Müstair e Entlebuch.
Fiordaliso
inserito il: 4.7.2014 16:57
translate.google.com/
Rasputin
inserito il: 4.7.2014 16:18
Caro Richi
Si deve un po smentirti. Guarda che in valle che sanno il tedesco ed in grado di leggerlo, non sono così in tanti.

Lo si impara a scuola. Dipende da che scuola.
Solo da dopo che ci sono le medie si impara qualcosa, che se poi non si continua o non si perfeziona, saluti!
E la scuola media non è così vecchia.
Al tempo delle scuole maggiori si imparava a malapena qualcosa di francese e qualche volta con dei maestri che lo sapevano /parlavano come la “vaca spagnöla”. Anche qui; se poi non si perfezionava, dopo qualche anno, si arrivava a malapena ad ordinare un caffè quando ci si trovava in Svizzera francese.

Per tanti bleniesi che hanno fatto un apprendistato artigianale, nelle scuole per apprendisti, di tedesco nemmeno l’ombra. Non era materia trattata.

E chi non ha avuto la possibilità di andare poi in qualche scuola superiore, oppure la necessità di andare oltre Gottardo per lavoro, addio.

Quindi una buona parte di bleniesi, (almeno da una certa età in su) il tedesco non lo sa o non è in grado di leggere un articolo di giornale.
Come ben si dice ciò non vuol dire che pur non essendo eruditi, non si è all’altezza di fare certi ragionamenti e di pensare e/o decidere. Anzi tutt’altro.

Si potrebbe anche dire che tanti che hanno studiato e magari troppo teorie, hanno perso il senso pratico delle cose.

Una volta c’era un detto: meglio l’asino vivo che il dottore morto.
Ne aggiungo un altro: chi poco studia porta la brenta, chi troppo studia matto diventa. Riflessione; chi sta meglio dei due?

In conclusione; se il Team PA ritiene che l’articolo sia interessante lo può tradurre e farcelo leggere su BC.
mara
inserito il: 4.7.2014 11:52
;-) volevo dire esattamente quello che ho detto. So che non si capisce. Ma qualcuno magari capirà...

Personalmente, sono sempre stata e sarò sempre per la libertà d'opinione. E il confronto delle idee. Che ascolto... magari mi incavolo. Ma lascio esporre, parlare. Si discute. E magari si hanno elementi nuovi per andare avanti. Non insorgo e non mi scandalizzo. La censura fa parte di un altro mondo. Non il mio. E mi fermo qui.

Grazie Fiordaliso per i consigli.
Fiordaliso
inserito il: 4.7.2014 11:18
L’articolo del NZZ citato sotto è certamente degno di essere letto. Da chiaramente il senso che anche in Svizzera i parchi si possono tradurre in sviluppo economico (e qualità della vita) in regioni turisticamente avanzate come l’Engadina e in quelle dove l’infrastruttura turistica è meno sviluppata, come l’Entlebuch.

Il semplice dato che il ritorno dal turismo è da 2 a 6 volte maggiore dell’investimento è sicuramente incoraggiante. Nel nostro caso è anche utile ricordare che l’investimento è prevalentemente a carico di Cantoni e Confederazione e quindi si realizzerebbe un'iniezione di investimenti nella regione di tutto rispetto.

Trovo splendida l’iniziativa di Mara di andare a toccare con mano cosa significa la creazione di un parco in Val Müstair. Sarebbe molto utile (sicuramente altrettanto interessante in ragione del fatto che in Engadina il parco è solo una Riserva naturale senza apporto reale per l’agricoltura alpina) fare una fermata anche al Parc Ela e al Naturpark Beverin. Credo che questi parchi di recentissima creazione siano più simili al Parc Adula sui temi dello sviluppo regionale.

E chiaramente benvengano le opinioni di tutti: contrari, scettici … e già che ci siamo perchè non includere anche loro? … i favorevoli.

Sulla questione della "classe dirigente" invece mi perdo completamente. Che alle nostre latitudine (una democrazia educata, sviluppata e funzionante) si possa fare il parallelo tra educazione e "classe dirigente" verso il popolo non erudito è un discorso che non riesco a seguire. La "classe dirigente" in Valle di Blenio mi sembra tutt'altra cosa che un'associazione di accademici.

Forse Mara volevi dire un'altra cosa ... ma da qui non si capisce.
PARC ADULA
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