IL MITO DI PLINIO ROMANESCHI RIVISSUTO A MALVAGLIA
28 / 03 / 2007

Mito e storia di Romaneschi, il coraggioso "uomo con le ali", hanno attirato venerdì 23 marzo scorso a Malvaglia un folto pubblico per assistere all'interessante conferenza di Edgardo Rezzonico, che ha parlato proprio della vita e delle imprese di questa figura leggendaria. La serata era organizzata dalla "Biblioteca Incontro col libro" di Malvaglia.
Plinio Romaneschi, originario di Pollegio (nato nel 1890 e mor­to nel 1950), è infatti stato un vero e proprio pioniere dell’aviazione e del pa­racadutismo, imprenditore, in­ventore e collaudatore. Il relatore, deca­no dei piloti ticinesi e storico del­l’aviazione, cresciuto a Dongio, è tra l’altro stato uno dei testimoni di un’impresa di Romaneschi: il tentativo di «volo umano» dalla funivia di Malvaglia nel 1939. Rez­zonico era un ragazzo ma si ricor­da di quell’evento a cui assistet­tero circa 5 mila persone: «Il 10 di­cembre 1938 – ha raccontato Rezzonico, che si è avvalso anche di in­formazioni pubblicate sul volu­me ‘’ A cielo aperto’’ di Plinio Gros­si – Romaneschi scrisse al pro­prietario della funivia di Malva­glia, Alessandro Prospero, di aver scelto questo impianto per col­l­audare due ali artificiali automa­tiche di sua invenzione. Esclude­va ogni pericolo poiché era mu­nito di paracadute. L’invenzione tenuta gelosamente segreta si chiamava Icaro R1. Per la prova a Malvaglia venne stabilita la data del 20 agosto 1939: sarebbe stata quella del primo "volo umano" di Romaneschi che aveva allora 49 anni e si era lanciato 555 volte con il paracadute. Giunse in volo a Malvaglia a bordo di un velivolo Bücker pilotato da Giorgio Rondi e decollato da Bellinzona. Si lan­ciò da una quota di 1500 metri, aprì il paracadute: era vestito con una tuta rossa. Atterrò nelle vigne dove fu recuperato da Elvezio Pro­spero che lo trasportò in motoci­cletta sino al podio dove lo atten­devano le autorità cantonali, co­munali e patriziali ». Romaneschi, appeso sotto la cabina della funi­via, a circa 150 metri da terra, sa­lutò la folla e dopo aver agitato le sue ali decise di scendere con il paracadute. Fu certamente un precursore del paracadutismo moderno anche nelle sue forme più estreme. Romaneschi, che si considerava biaschese, trascorse gran parte della sua vita in Fran­cia dove si distinse soprattutto nella sua specialità: come para­cadutista si esibì in tutta Europa e anche in America. Un paraca­dute di sua invenzione fu tra l’al­tro adottato dall’aviazione mili­tare svizzera. Nella fotografia, pubblicata grazie a gentile concessione di Edgardo Rezzonico, che ne ha molte nel suo archivio, si vede Romaneschi con le sue ali.