
Mito e storia di Romaneschi, il coraggioso "uomo con le ali", hanno attirato venerdì 23 marzo scorso a Malvaglia un folto pubblico per assistere all'interessante conferenza di Edgardo Rezzonico, che ha parlato proprio della vita e delle imprese di questa figura leggendaria. La serata era organizzata dalla "Biblioteca Incontro col libro" di Malvaglia.
Plinio Romaneschi, originario di Pollegio (nato nel 1890 e morto nel 1950), è infatti stato un vero e proprio pioniere dell’aviazione e del paracadutismo, imprenditore, inventore e collaudatore. Il relatore, decano dei piloti ticinesi e storico dell’aviazione, cresciuto a Dongio, è tra l’altro stato uno dei testimoni di un’impresa di Romaneschi: il tentativo di «volo umano» dalla funivia di Malvaglia nel 1939. Rezzonico era un ragazzo ma si ricorda di quell’evento a cui assistettero circa 5 mila persone: «Il 10 dicembre 1938 – ha raccontato Rezzonico, che si è avvalso anche di informazioni pubblicate sul volume ‘’ A cielo aperto’’ di Plinio Grossi – Romaneschi scrisse al proprietario della funivia di Malvaglia, Alessandro Prospero, di aver scelto questo impianto per collaudare due ali artificiali automatiche di sua invenzione. Escludeva ogni pericolo poiché era munito di paracadute. L’invenzione tenuta gelosamente segreta si chiamava Icaro R1. Per la prova a Malvaglia venne stabilita la data del 20 agosto 1939: sarebbe stata quella del primo "volo umano" di Romaneschi che aveva allora 49 anni e si era lanciato 555 volte con il paracadute. Giunse in volo a Malvaglia a bordo di un velivolo Bücker pilotato da Giorgio Rondi e decollato da Bellinzona. Si lanciò da una quota di 1500 metri, aprì il paracadute: era vestito con una tuta rossa. Atterrò nelle vigne dove fu recuperato da Elvezio Prospero che lo trasportò in motocicletta sino al podio dove lo attendevano le autorità cantonali, comunali e patriziali ». Romaneschi, appeso sotto la cabina della funivia, a circa 150 metri da terra, salutò la folla e dopo aver agitato le sue ali decise di scendere con il paracadute. Fu certamente un precursore del paracadutismo moderno anche nelle sue forme più estreme. Romaneschi, che si considerava biaschese, trascorse gran parte della sua vita in Francia dove si distinse soprattutto nella sua specialità: come paracadutista si esibì in tutta Europa e anche in America. Un paracadute di sua invenzione fu tra l’altro adottato dall’aviazione militare svizzera. Nella fotografia, pubblicata grazie a gentile concessione di Edgardo Rezzonico, che ne ha molte nel suo archivio, si vede Romaneschi con le sue ali.