L'intervista con Ilaria Martinelli-Romaneschi
Appassionata di volo






A 830 KM/H CON NICOLLIER

La straordinaria esperienza vissuta da Ilaria Martinelli-Romaneschi di Dangio

Quel giorno, a Payerne, quello non doveva essere il suo pilota. A dire la verità lei, Ilaria, non lo sapeva nemmeno che, quel giorno, sarebbe andata a Payerne…
Tra poco arriverà il suo pilota”, le dicono una volta terminata la fase di preparazione, con tanto di tuta anti G (forza di gravità), casco e maschera per l’ossigeno. Lei, Ilaria (Ila per gli amici), è ancora molto agitata. Ma felice. Ora ha finalmente capito cosa ci è venuta a fare, a Payerne: volare! Il suo sogno, sin da bambina.

Ecco che arriva, il pilota. “Quando ho visto che era Claude Nicollier ero davvero sorpresa e molto onorata – ci racconta Ilaria visibilmente emozionata anche se, da quel giorno, sono ora passati già cinque mesi. “Era infatti previsto che il pilota fosse un altro”, ci spiega.
Est-ce que je peux monter?”, le chiede addirittura, con molto charme, il noto astronauta - e primo svizzero ad andare nello spazio - mentre sale sorridendole ai comandi dell’Hawker Hunter TMK.68 J-4203.
Lei, infatti, era già seduta nel velivolo con tutto l’equipaggiamento necessario e pronta a partire dopo aver seguito l’istruzione di una ventina di minuti.
L’avventura può quindi iniziare.

Ma facciamo un breve passo indietro. Con Ilaria Martinelli, all’aeroporto romando, c’è il suo compagno Michel. “Il viaggio a Payerne - ci racconta Michel - è stato una sorpresa fino all’ultimo. Non volevamo che Ila sapesse che quel giorno, per festeggiare il suo compleanno, avevamo deciso di avverare il sogno che cullava da tanti anni: volare con un Hunter!”.
Detto, fatto. Michel, pure appassionato di volo tanto da essere un provetto parapendista (anche nel volo in tandem) organizza in rigorosissimo segreto il volo con il leggendario jet militare delle forze aeree svizzere. Il tutto grazie alla “Fondation du Musée de l’Aviation militaire” di Payerne e all’associazione di sostegno del Museo, l’ “Espace Passion”, di cui fa parte anche Claude Nicollier, ora 69enne ma sempre in ottima forma.
Arriva quindi il giorno stabilito: il 14 maggio scorso (2013), Michel – con la scusa di una gita – sveglia presto l’ignara Ilaria (di professione gerente del negozio Coop di Dongio) e assieme partono alla volta della Svizzera francese.

Quando arrivano sulla pista 23 di Payerne, il cuore di Ilaria inizia a battere a 120! Sente “odor di volo”. Inizia con trepidazione la necessaria istruzione: misure di sicurezza, vestizione della tuta anti G (in volo vivrà l’ebrezza delle 5G, ossia sentire 5 volte il suo peso!), uso della maschera per l’ossigeno, eccetera. “Ero molto molto agitata”, prosegue Ila nel suo racconto mentre, a casa sua, guardiamo il filmato realizzato durante tutte le fasi del volo. “Ma ho seguito con attenzione tutta quanta l’istruzione. Pur soffrendo di claustrofobia e provando disagio nell’indossare la maschera per l’ossigeno, ho tenuto duro. Ero molto contenta di poter volare. Il mio sogno stava per avverarsi! Stentavo a crederci! Per finire, con la maschera dell’ossigeno in volo è andata meglio che durante le prove.”

Riprendiamo ora da quando Claude Nicollier sale sul velivolo e viene a sedersi spalla contro spalla ad Ilaria. Si scambiano di qualche cortese parola e qualche battuta e poi via: casco, maschera per l’ossigeno e il vetro si chiude sulle loro teste. Decollano. “Quel bonheur eh?” – dice Nicollier alla passeggera, che lo sente e può comunicare con lui. “Pas mal, eh?”: là sotto, il mondo sembra piccolo e l’intero spettacolo, in questa giornata già stupenda di sole, è difficile da esprimere a parole.
In programma c’era un volo verso il Cervino, ma la nebbia ha costretto all’ultimo momento ad un cambiamento di rotta.
Poco dopo il decollo, l’Hunter sorvola Vevey e lì effettua una prima virata. “ – dice ridendo Ilaria – sì perché non mi sarei accontentata di un volo panoramico, volevo le acrobazie”.
E acrobazia c’è stata. E non solo una! Sopra Vevey Nicollier esegue una virata e poi improvvisamente il “sotto” si confonde “col sopra”, cielo e terra è come se ruotassero. Ma è l’Hunter a compiere un “tonneau”, una rotazione sul suo asse orizzontale! “Je le fais toujours pour saluer mon papa, là en bas” a Vevey, dice ad Ilaria quando il cielo… torna ad essere sopra, e la terra sotto. Da notare che suo padre ha la bellezza di 103 anni! Che famiglia straordinaria…

Di lì a poco, l’astronauta sorprende la passeggera: “prend le contrôle”, le dice…. La cloche (ossia la barra di comando) è davanti a lei. E lei non se lo fa ripetere! “Attention, ne déscends pas trop! C’est très sensible, la cloche!”, le dice dopo qualche istante. “Che emozione, una guida così sensibile, così rapida”, ci dice Ilaria. Un piccolissimo movimento della cloche basta a portare il jet – che in volo toccherà gli 830 km/h (su una velocità massima di 1150 km/h) - a cambiare rotta.

Durante i 25 minuti di volo (“passati velocissimi” dirà Ila, e non stentiamo a crederle), la passeggera sarà ai comandi del jet per altre tre brevi volte.
In una di queste, Nicollier ha approfittato per scattare delle foto panoramiche. E più tardi, dopo l’atterraggio, farà i complimenti ad Ilaria: che onore! In quei “velocissimi” 25 minuti - tutti filmati da una telecamera che riprende sia il pilota e la passeggera nel cockpit, sia la visione frontale - l’Hunter volerà sopra Vevey, Les Diablerets, Plaine Mark, sfiorerà in modo sorprendente e mozzafiato la parete Nord dell’Eiger, sorvolerà S.Stefan, Gstaad e Lucens per rientrare a Payerne, non dopo aver fatto altre acrobatiche virate e addirittura un “looping”. “Non ho mai avuto paura”, afferma l’appassionata di volo – “solo una volta ho sentito una forte pressione ai timpani, pensavo che mi “saltassero” ed ero inquieta. L’ho subito detto a lui che mi ha tranquillizzata dicendo che è normale”.
Era molto importante, durante il volo, che Ilaria comunicasse sempre con il pilota, affinché lui avesse un riscontro immediato sul suo stato: “se mi fossi sentita male, dovevo dirlo subito!”. Ma quel “sacchettino d’emergenza” posato dalla partenza sulle sue ginocchia, non ha mai dovuto usarlo. Tutto è andato bene.

Avvicinandosi alla pista di Payerne, Nicollier chiede scherzosamente ad Ilaria se vuole prendere i comandi nella fase di atterraggio. ”Etes-vous bien assuré?” Le risponde lei con impressionante prontezza e senso dello humor. E sicuramente, dietro il casco, ambedue ridono! “E’ un vero gentiluomo” – ci confessa Ila mentre guardiamo le fasi finali del filmato – “Molto modesto, alla buona, una vera grande persona”. Ovviamente sarà Nicollier a posare l’Hunter sulla pista d’atterraggio. Per frenare, lungo la pista, il jet eietterà dalla sua “coda” l’apposito “paracadute”. “C’est tout déjà fini”… dice quasi sconsolata Ilaria, una volta spento il potente motore. Claude le stringe forte la mano. E’ stata davvero brava!
Che esperienza. Che emozione…
Nell’hangar, Ia giovane donna riceverà poi un meritato “Certificat de vol”, con tanto di data, itinerario svolto, modello del velivolo e firma di Claude Nicollier, E ancora: un modellino in ferro dell’Hunter sul quale ha avuto la fortuna e il privilegio di volare.
E ora, nel tuo cassetto, c’è ancora un sogno?”, le chiediamo alla fine del nostro incontro. “Certo… - ci risponde con un sorriso e gli occhi lucidi – l’FA18 !! Ma questo mi sa che, malgrado i futuri compleanni che festeggerò, rimarrà davvero solo un grande sogno…
Se puoi sognarlo, puoi farlo”, usava dire ai tempi Walt Disney...

Fonte: da un'intervista apparsa sul mensile "Tre Valli", pubblicata qui in versione ridotta. Autore: Mara Zanetti Maestrani, numero novembre 2013, Anno 37, Nr. 341, p.5-6




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