L'intervista con Emanuele Mandioni
Skipper bleniese e architetto


DAI PIEDI DELL’ADULA ALLE ONDE DEL MARE…

Emanuele Mandioni, giovane skipper bleniese

Lo sguardo fisso a prua verso la meta: l’isola Capraia nel “Parco nazionale dell’arcipelago toscano”, 65 miglia a sud da Porto Venere. Spesso però questo sguardo lascia l’orizzonte lontano e si sposta verso l’alto a controllare le vele, per vedere se tutto è a posto. Sul viso di Emanuele Mandioni, architetto 39enne di Prugiasco al timone della barca Clio, si legge concentrazione sì, ma anche gioia, piacere e libertà. La libertà del mare, del vento e dei pensieri. Cosa spinge un giovane bleniese, nato e cresciuto ai piedi delle montagne di fronte all’Adula, a diventare skipper? “Tutto è iniziato cinque anni fa durante una vacanza in Sardegna – ci racconta Emanuele (Lele per gli amici) – Quell’estate c’era la regata “Rolex Cup” e alla marina di Porto Cervo erano ormeggiate le barche, stupende. Sono rimasto così affascinato da quelle vele maestose e da quelle imbarcazioni che sarei rimasto ore a rimirarle”.

Rientrato in Ticino, Lele si informa, frequenta l’impegnativo corso di formazione teorica a Lugano, dopo di che consegue la “patente lago” e quindi la licenza di skipper per barca a vela (licenza d’altura), dopo oltre 1’000 miglia su mare richieste. Appena ne ha l’occasione, quindi, “scappa” dalla Valle e dalle alte montagne e cerca il mare, il vento, la barca a vela.
In barca mi rilasso – riprende Lele – dimentico totalmente il lavoro (nel suo studio d’architettura ad Acquarossa ha progettato, tra l’altro la prima casa “Minergie” della Valle di Blenio, a Malvaglia, ndr.). Solo acqua e vento – continua – Per me è come una rinascita. La sera di solito si arriva stanchi al porto; un “rito” che attendo sempre con impazienza: la preparazione dei parabordi, le operazioni di ormeggio e poi il meritato aperitivo sulla barca, magari al calar del sole, con gli amici di navigazione”. Un’occasione, anche, per rivivere gli eventi della giornata, commentare il mare, le onde, le manovre. E in quei momenti, si dimenticano anche i sacrifici, lo studio e le ore dure per "guadagnarsi" il brevetto! Ne è valsa la pena!

Fonte: Red. sito VdB e, qui in versione ridotta, da un'intervista apparsa sul mensile "Tre Valli, anno 29, luglio/agosto 2005, pagina 11.




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