IN MEMORIA DI LEOPOLDO PAGANI
Un politico, un imprenditore, un uomo che guardava avanti...
“Curioso e ficcanaso lo sono sempre stato. Della mia valle conosco vita e miracoli. Ho sempre goduto della fiducia di tanta gente, della mia gente. Questa fiducia reciproca mi ha sempre stimolato a dare il meglio di me stesso. Il mio libro è un po’ il frutto di questi rapporti e, nel contempo, vuole essere un invito a continuare quanto fatto finora per il bene della Valle e dei suoi abitanti”.
Con queste parole, nel dicembre del 1992, Leopoldo Pagani ci raccontava, a casa sua a Torre, di come mai si fosse messo a scrivere un libro, ossia “Le memorie di un bleniese” edito da Armando Dadò.
Ora che, all’età di 92 anni, Leopoldo “Poldo” è scomparso suscitando profondo cordoglio in tutta la Valle di Blenio, quel suo volume dal titolo in un certo senso così “profetico”, resta a parlarci di lui, della visione che lui aveva sulla sua Valle e sui vari episodi importanti che lui racconta e ricorda: dalle vicissitudini delle Terme di Acquarossa, a quelle del tram Biasca-Acquarossa, dai lavori della Blenio, al raggruppamento dei terreni e altro ancora. Memorie diventate davvero preziose per le future generazioni, a testimonianza di un passato dove nulla era evidente o acquisito, dove tutto era il frutto di lavoro e sacrifici.
Una realtà della quale lui fu in svariati ambiti partecipe e prim’attore e della quale sapeva leggere le varie sfaccettature. Condusse più d’una “battaglia” a favore di questo o quel progetto, fungendo da trascinatore e da intelligente e lungimirante interlocutore.
Nella prefazione al libro, redatta dall’allora amico, sindaco di Biasca e granconsigliere Alfredo Giovannini, quest’ultimo scriveva della poliedrica figura di Poldo: “Leopoldo è l’emblema vivente di questi ultimi 60 anni della Valle di Blenio, nelle sue espressioni agricole, turistiche, imprenditoriali e politiche”.
Nato a Torre da famiglia modesta l’8 novembre del 1915, Leopoldo Pagani rimase orfano di padre all’età di 5 anni. Essendo il maggiore dei 5 fratelli, dovette subito adoperarsi per aiutare in famiglia. “I sacrifici e le dure prove della sua gioventù – ricordava l’ex sindaco di Torre Arturo Guglielmetti porgendogli l’ultimo saluto nel gennaio scorso a Torre – forgiarono il suo carattere e ne fecero l’uomo che abbiamo avuto il privilegio di conoscere”. In giovane età, si dedicò a varie attività, assieme al fratello Vittorio, che purtroppo morì in un incidente sul lavoro nel 1949. Da solo, continuò le sue attività fondando un’impresa di trasporti e legnami.
Grazie alla sua perseveranza e alle sue doti imprenditoriali, nonché grazie all’aiuto di validi collaboratori, raggiunse con l’impresa via via negli anni dei traguardi invidiabili.
Animato dalla passione per la politica (era liberale radicale convinto) e da quella di operare a favore dell’ente pubblico, per ben 24 anni fu municipale del suo villaggio, cui ben 16 in qualità di sindaco. Per altri lunghi 23 anni (dal 1955 al 1982 con una “pausa” di un quadriennio) è stato deputato in Gran Consiglio nelle fila del PLRT.
Partito della cui Sezione distrettuale e locale è pure stato presidente per 34 anni. Per vari anni, fu anche attento ed appassionato membro della direttiva e del Comitato cantonale. Fu poi presidente per alcuni anni del locale Patriziato e lo si ricorda pure tra i soci fondatori del Lions Club e per una decina d’anni suo segretario. Parecchie associazioni, enti pubblici e privati e consorzi annoverano il suo nome tra i principali attori.
Con la scomparsa di Poldo, ha detto ancora Arturo Guglielmetti a Torre, “il paese e la Valle di Blenio perdono un uomo di talento, un uomo d’azione ma modesto, un profondo conoscitore della cosa pubblica, disponibile. Un uomo che tanto ha dato per il bene del paese. Sono certo – ha concluso Guglielmetti – che la tua assenza, caro Poldo, lascerà un vuoto difficilmente colmabile”.
Queste sentite parole, ci riportano di nuovo con la memoria all’incontro del 1992 nella casa di Poldo. Ci raccontò di come era nata l’idea del libro, dell’iniziativa della famiglia di “mettere qualcosa sulla carta” e di come, una volta iniziato a scrivere, Poldo si sia “lasciato prendere dalla passione e le pagine aumentavano e aumentavano…”. Confessandoci che il risultato finale è stato migliore di quanto lui inizialmente pensava, ci disse anche che però “il libro dà solo una piccola immagine di quella che, nel passato, era in effetti una realtà cantonale. In altre parole – ci disse sorridente – il mio vuole essere un invito e uno stimolo a continuare ad approfondire i singoli capitoli del libro”.
Raccogliere questo invito sarà, per i Bleniesi, un gesto che farà onore alla memoria di Leopoldo Pagani.
Fonte: tratto dal mensile "Tre Valli", febbraio 2008, m.z, pagina 44.