Blenio Café
cosa fare per la valle?
mara
inserito il: 25.3.2017 10:55
Mi chiedo quanto sia costata la "mega pensata" :-( degli "esperti di marketing" (!!!) de LaPosta svizzera con lo scopo di "far sentire la vicinanza alla clientela"!
Oso sperare sia un pesce d'aprile con largo anticipo sul calendario o una delle migliaia di bufale che popolano il web. Diversamente e pensando alle chiusure degli uffici postali e al servizio pubblico che va a ramengo, parlerei di una presa in giro in grande stile... e di pessimo gusto!!!! :-(

www.tio.ch/News/Svizzera/Attualita/1137392/Il-nuov... Blum
alfiero
inserito il: 17.2.2017 18:49
Vediamo come Alptransit stia portando una crescita della zona industriale di Biasca, con il sostegno di diversi Cantoni della CH, e, probabilmente, non sarà l'ultima iniziativa occasionata dalla contiguità alla ferrovia della zona industriale di Biasca.

Abbiamo perso tanto tempo di fronte alle cose "grandi" e ora dai che anche in valle di Blenio si deve copiare da Pollegio dove sono modinati decine di appartamenti nuovi.

Reclamare quando la posta chiude non serve, è troppo tardi, prendiamo nota che anche la permanenza della Raiffeisen di Olivone non soddisfa le esigenze della globalizzazione e nessuno può escludere la sorpresa, per studiare già ora una strategia che renda difficile la soppressione.

Non serve nemmeno fare distinzioni fra pubblico e privato. Si direbbe per i servizi pubblici un ente pubblico, parapubblico, ecc. ma non è più così ............. Vien da dire viva la Denner e la Coop con due negozi ciascuno in valle, viva la Crai che fornisce i negozietti ..................

E' troppo poco il servizio postale da Bellinzona verso le tre valli, e sostenerlo rischiamo di distogliere chi conta dall'idea della fermata a Biasca del treno .......
Gaetan
inserito il: 20.1.2017 22:54
Stanno smantellando uffici e servizi statali in valle di Blenio e nessuno dice niente (o quasi). I nostri granconsiglieri non sono stati capaci di difendere questi posti di lavoro statali che il governo vuole sopprimere per risparmiare...
Effetto contrario: è un incentivo in più per spopolare la valle, la gente andrà in città? Ad aumenta la disoccupazione. Questo sarebbe la politica di risparmio dei cervelloni di Bellinzona? Eh no signori. Che tristezza Consiglio di Stato... Deputati bleniesi e non, svegliatevi, fate qualche cosa per la vostra valle. Ma già, ora è troppo tardi. Non si può. Grazie...
davide
inserito il: 13.1.2017 14:09
Egregi Consiglieri di Stato,
Egregi Gran Consiglieri,
Egregi Consiglieri agli Stati,
Egregi Consiglieri Nazionali,

all’inizio di questo 2017, secondo anno della nuova legislatura cantonale, ho pensato di inviare a tutti voi una lettera con in omaggio una copia del mio CD “Perdo i Pezzi”, uscito la prima volta nel 2006 e ristampato con l’aggiunta di un nuovo brano e qualche piccola variante a dicembre 2016.

Con questa mia lettera, auspico e motivo un necessario cambiamento delle condizioni quadro nel contesto della politica locale allo scopo di ridare maggior capacità d’azione e di autodeterminazione alle regioni periferiche di montagna.

CAMBIARE LE CONDIZIONI QUADRO NEL CONTESTO DELLA POLITICA LOCALE
Per fare in modo che la gente possa investire nelle nostre valli e nei comuni situati nelle zone discoste, l’approccio politico dev’essere cambiato in modo radicale, mettendo le regioni periferiche in una situazione di partenza perlomeno pari a quella di cui godono i centri urbani.
Bisogna restituire le risorse che spettano loro per diritto e con le quali potrebbero costruire maggior benessere a beneficio di tutti, Cantone compreso.
Bisogna in particolare allentare il moltiplicatore fiscale cantonale, creare i presupposti per delle agevolazioni fiscali a favore della creazione di nuove piccole e medie industrie locali, come anche per la ristorazione e l’albergheria.
È necessario incentivare i giovani a scegliere un apprendistato nelle aziende artigianali, con premi finanziari (tipo borse di studio) e, una volta terminata la formazione, fornire loro i mezzi necessari per mettersi in proprio.
Bisogna ristrutturare i servizi di trasporto pubblico, diminuendo drasticamente il costo dei biglietti e aumentando la frequenza dei bus che percorrono le strade di valle, fare in modo che questi diventino veramente un mezzo di trasporto preferibile all’automobile.
Eccetera…

Diverse sono le motivazioni che mi hanno portato a questa lettera, tra le quali anche uno scambio di opinioni fin troppo “vivace” in facebook - direi irrispettoso nei miei confronti - con un deputato in GC a causa di un mio articolo su Voce di Blenio, come pure il recente sfogo di un municipale della Città di Lugano e GC, che si è espresso duramente nei confronti dei bleniesi in merito alla votazione sul Parc Adula.
Ma più di tutto, la mia motivazione viene dal cuore e dal fatto di vivere e lavorare in una valle periferica.

Se da un lato può essere intelligibile che dall'esterno risulti difficile comprendere la rinuncia popolare a Parc Adula, soprattutto sostenuta dal ceto agricolo che beneficia di cospicui sussidi provenienti dalla confederazione - quando invece si pretende di avere le risorse necessarie per mettere in atto la progettualità nella nostra valle - d'altro canto ci sono situazioni oggettive che impediscono di fatto di progettare, vivere e lavorare nelle valli periferiche.

Oggi si fa presto a dire degli abitanti delle valli che sono “vittimisti” destinati alla “cronica sussidiarietà”.
Si fa anche in fretta a denigrare un cittadino che scrive le sue perplessità e pone le sue preoccupazioni ai politici attraverso un mensile locale, piuttosto che trovare risposte e impegnarsi a voler cambiare le cose.

QUALI RISORSE HANNO LE VALLI?
Negli ultimi 100 anni, ma specie negli ultimi 20, il mondo è cambiato a velocità vertiginosa. Nessuno è immune a questi cambiamenti, neppure il nostro Cantone e le sue valli. Un conto è però cercare di lavorare tutti insieme per superare al meglio questi cambiamenti, un altro è farlo sulle spalle dei più deboli, soprattutto quando questi “deboli” sono stati debilitati da anni di politica cantonale (e nazionale) irrispettosa dei loro diritti e delle loro peculiarità.
Il saccheggio delle nostre valli è iniziato ancora prima degli Anni 60, quando qualcuno si è reso conto della ricchezza “nascosta” nelle acque che scendevano dalle nostre montagne. Sui nostri territori sono state costruite dighe e le acque ci sono state tolte per essere spedite a valle in canali chiusi, al termine dei quali vi sono delle turbine che producono energia. E quando infine queste acque tornano nel loro ambiente naturale, noi vallerani non ne abbiamo potuto godere.
In cambio abbiamo ottenuto poco; un po’ di prosperità generata nel primo periodo dell’edificazione delle dighe, strade più comode, qualche posto di lavoro pregiato e un po’ di ristorni sui canoni...
Ma in compenso ai nostri Patriziati e ai Comuni sono stati tolti migliaia di ettari di fondi e i canoni d’acqua generati dallo sfruttamento, che le aziende elettriche devono riversare come indennizzo e che per legge vanno al Cantone. La magra consolazione è che qualcosa alla fine ci viene restituito, e naturalmente sotto forma di sussidi o contributi.
In cambio della nostra acqua non ci è nemmeno stata concessa la corrente elettrica a prezzo di favore!

Io credo che in un paese civile come il nostro, la questione dovrebbe funzionare esattamente al contrario: ovvero con i Comuni e i Patriziati proprietari dei fondi allagati a percepire i canoni d’acqua e poi, semmai, in seguito dovrebbero essere loro a pagare al Cantone le imposte sugli utili.
E ora, se possibile, la faccenda si fa ancora più delicata poiché le aziende elettriche non vogliono nemmeno più pagarli questi canoni di sfruttamento. Tira e tira, alla fine all’ultimo anello della catena rimangono sempre le valli, le quali a un certo punto si vedranno pure decurtati i ristorni cantonali, se non magari tolti del tutto.

MOLTIPLICATORI FISCALI
Vivere in valle ha un peso fiscale non indifferente; è risaputo che gli abitanti e le aziende delle regioni discoste da sempre si ritrovano confrontati con dei moltiplicatori d’imposta comunale che si aggirano attorno al 95% / 100%. Cosa più che normale questa, visto che la nostra unica ricchezza di cui sopra ci è stata negata. Se solo confrontiamo alcuni moltiplicatori di comuni del piano, salta subito all’occhio che qualcosa non funziona oggettivamente in modo corretto. Li vi sono comuni che godono di tassi addirittura fra il 58% di Porza e Cadempino fino all’ 80% di Lugano. E certo, ma da quelle parti vi sono industrie, banche e centri commerciali, tutte attività cresciute negli anni grazie soprattutto alla vicinanza con l’Italia.

SERVIZIO PUBBLICO
Negli ultimi anni le regioni discoste sono state toccate in modo massiccio dallo smantellamento di tutti i servizi di base necessari alla popolazione. La Posta ha chiuso quasi tutti gli sportelli nelle valli e, dall’aria che tira, anche i pochi rimasti sono destinati a essere chiusi entro breve tempo; Banche non ne sono praticamente più rimaste, eccetto le Raiffeisen che comunque pure loro stanno sopprimendo sportelli e sedi. Il Cantone stesso ha smantellato o centralizzato i diversi enti cantonali che erano dislocati nelle valli: uffici registri, preture, ecc.; per non dire degli gli ospedali di valle, che vengono indeboliti con l’intento di ridurli in centri di cura senza pronto soccorso, atti unicamente ad accogliere pazienti in convalescenza.

MOBILITA' E TRASPORTI PUBBLICI
Nelle valli di montagna è praticamente d’obbligo spostarsi in macchina!
È vero che ci sono i trasporti pubblici, ma pure questo servizio sta subendo importanti riduzioni di orario.
I bus per i trasporti scolastici sono stati soppressi e sostituiti con le corse di linea, caricando tutti insieme e sullo stesso mezzo bambini e adulti. Questo fatto comporta che spesso molti di questi bimbi devono fare il tragitto casa scuola ammassati e in piedi. Ma qualcuno si rende conto delle conseguenze che potrebbe avere un incidente di uno di questi autobus?
I nostri ragazzi che devono recarsi nei centri cittadini, per svolgere il loro apprendistato o frequentare liceo e scuola di commercio, sono obbligati ad alzarsi dal letto alle sei del mattino (o anche prima), in modo da poter prendere bus e treni per arrivare a scuola a Bellinzona, Locarno, Lugano o Mendrisio oltre due ore dopo.
Pensiamo solo a coloro che scendono dall’alta Valle Verzasca, Centovalli o Onsernone, per esempio…
Sono dei ragazzi, minorenni, non macchine o pezzi di un ingranaggio!

INDUSTRIE E INVESTIMENTI PRIVATI
A seguito dell’alto moltiplicatore fiscale vigente, le industrie come pure i nuovi potenziali imprenditori vengono scoraggiati ad investire nelle zone discoste. Il fatto stesso di non poter entrare in concorrenza con le aziende del piano, che possono disporre di mano d’opera a basso costo, comporta che le aspettative di riuscita di un’iniziativa commerciale e/o industriale da queste parti sia veramente scarsa, soprattutto in certi settori!
Albergheria e ristorazione sono giunti allo stremo, e sono quasi scomparsi i negozietti di paese.

CONCLUSIONE
Quello che la popolazione di valle chiede, o forse sarebbe meglio dire rivendica, non è l’elemosina, ma semplicemente la possibilità di ritornare a essere padrona del proprio destino e del proprio territorio, senza essere denigrata!

Quello che io chiedo ai nostri politici eletti è di ascoltare la voce della nostra gente e di prendere a cuore le sue rivendicazioni, per contribuire finalmente in modo attivo alla rinascita di queste regioni che sempre più si vedono abbandonate a loro stesse!

Con la speranza che il nuovo anno possa essere per voi ricco di profonda riflessione, vi invio i migliori auguri per un 2017 politicamente diverso e più attento alla voce di coloro che ancora hanno piacere a vivere nelle zone discoste e nelle valli di montagna e che si impegnano a mantenerle vive malgrado tutto.

Davide Buzzi, cittadino bleniese, cantautore

INTERVISTA SU TICINO LIBERO
www.ticinolibero.ch/buzzi-canta-il-disappunto-dei-...

Moderatrici
inserito il: 9.1.2017 21:42
Sul tema "Globalizzazione" e cosa possiamo fare noi, cosa fare per la Valle, ci è giunto un sondaggio da parte di un utente del sito, che volentieri segnaliamo nei sondaggi:

www.vallediblenio.ch/vdbi_sondaggio.php
Fabio
inserito il: 23.12.2016 5:10
È riuscito, è pratico per la popolazione che l'ha già utilizzato ed è un esempio concreto per chi ancora non ci è stato: eppure, su questo forum lo si cita poche volte; mi riferisco al Centro Medico Blenio (CMB) di Aquila.
Questa idea rende onore e merito a chi l'ha avuta ed a chi, penso al proprietario dello stabile, si è adoperato con costanza e tempestività, affinché, la realizzazione di CMB abbia potuto rispettare i tempi di realizzazione.
Sono iniziative di tali dimensione e non oltre che, a mio modo di vedere permetterebbero di fare molto per le "nicchie vallerane ancora aperte".
Buone Feste a tutti e Ottimo 2017.
mara
inserito il: 16.12.2016 16:31
Su gentile concessione del giornalista ed esperto Alfonso Tuor, pubblico l'articolo apparso sul periodico bellinzonese "La Turrita". Grazie pure al collega Danilo Mazzarello, capo redattore de "La Turrita".

RITORNO AL PASSATO, ALTRI MODI PER DIRE GLOBALIZZAZIONE

Fino a pochi mesi fa la globalizzazione veniva descritta come un processo ineluttabile, favorito dallo sviluppo tecnologico che ha ridotto le distanze e i costi di comunicazione e di trasporto delle merci, foriero di crescita e benessere economico. Oggi queste affermazioni apodittiche sono finalmente rimesse in discussione. Il successo elettorale dei movimenti ingiustamente definiti populisti ha fatto aprire gli occhi: la globalizzazione senza regole e le politiche liberiste degli ultimi decenni hanno prodotto vincenti e perdenti.
I vincenti sono stati i Paesi che hanno saputo cavalcare questo processo, e tra questi spicca la Cina. I perdenti sono i Paesi (ad esempio, la maggior parte degli Stati africani) che non hanno saputo o, meglio, potuto "sfruttare" la crescente apertura dei mercati. Tra i perdenti non figurano solamente i Paesi africani più poveri, ma anche fasce consistenti di popolazione dei Paesi di vecchia industrializzazione che hanno perso i loro posti di lavoro, visto diminuire i loro redditi e smarrito qualsiasi fiducia in un futuro migliore.
Questa realtà era da tempo sotto gli occhi di tutti, ma era negata dalla retorica ufficiale di economisti, politici e organizzazioni internazionali, anche perché il "pensiero dominante" dava costantemente la priorità alle ragioni dei mercati finanziari e dell'economia, presentate come politiche che non avevano e non potevano avere un'alternativa credibile. Insomma, vi era un rappresentazione della realtà e delle prospettive dell'economia che si potrebbe definire "tecnocratica" (che dunque si sarebbe teoricamente basata su dati di fatto incontrovertibili), di fronte alla quale qualsiasi obiezione veniva immediatamente tacciata di essere totalmente irrazionale e, quindi, non meritevole di essere presa in considerazione.

Oggi, però, la rivolta dell'elettorato sta cominciando a far scricchiolare questo blocco politico, economico e finanziario.
Quella che giustamente il primo ministro conservatore britannico, Theresa May, ha chiamato la "élite internazionale" dovrebbe rendersi conto che la politica che ha cacciato dalla porta sta ritornando dalla finestra. Questa svolta non sta tuttavia ancora avvenendo. Anzi, ancora si spinge per realizzare un Patto di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, il famoso Ttip, che equivarrebbe al trionfo delle grandi multinazionali. L'"establishment" è infatti impegnato a sconfiggere questi partiti "populisti" nella speranza che scompaiano anche le ragioni che ne stanno provocando il successo.
È una speranza che non ha alcun fondamento, poiché la modesta crescita dei Paesi occidentali, corretta ancora al ribasso dalle recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale, non favorisce una crescita dei redditi e dei posti di lavoro indispensabile per arginare il malcontento popolare e soprattutto non crea nemmeno quelle risorse necessarie per sostenere ancora a lungo i nostri Stati sociali, acuendo quella crescente sfiducia nei confronti della capacità delle attuali autorità politiche e monetarie di gestire questa difficile fase economica.
La riluttanza dei poteri forti, che sono quelli economici e finanziari, di operare una svolta tesa a correggere le storture di questa globalizzazione fa temere che si arriverà a uno scontro (probabilmente sempre più violento) tra i fautori dei mercati globali e quelli che vogliono un vero ritorno delle sovranità nazionali, poiché sono giustamente convinti che l'élite internazionale (come l'ha chiamata Theresa May) dia la priorità agli interessi dell'economia globale rispetto a quelli nazionali e soprattutto a quelli delle classi medie e povere.
Eppure (se ci fosse la volontà politica) uscire da questa crisi sarebbe relativamente facile. La formula è semplice: ristudiare e aggiornare ai nostri tempi le regole che hanno permesso il boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta. Allora l'economia occidentale si sviluppò a tassi impressionanti con poca inflazione e soprattutto fu una crescita inclusiva che permise di migliorare le condizioni economiche di milioni e milioni di persone. Per permettere ai singoli Paesi di avere una forte crescita e una redistribuzione dei redditi, si ingabbiò il risparmio impedendo i movimenti internazionali dei capitali a fini speculativi, permettendo lo sviluppo di un sistema bancario dedito principalmente al finanziamento dell'economia reale e riformando il sistema monetario internazionale.

Contrariamente a quanto si crede, il commercio internazionale crebbe così come gli investimenti diretti all'estero, ma soprattutto crebbe un benessere diffuso. Queste sono le linee direttrici da seguire per avere una globalizzazione che non sia unicamente a beneficio di pochi.
Ma per arrivare a questa svolta, occorrono ulteriori pesanti sconfitte elettorali dei grandi gruppi economici e finanziari che determinano le politiche del mondo.

Alfonso Tuor
mara
inserito il: 14.12.2016 13:55
Ciao,
forse è vero... ma dovremmo pensare positivo... ci vuole una reazione del mondo politico e della popolazione. Proprio stamane ho letto su "La Turrita", una delle due riviste di Belli, un interessante articolo di Alfonso Tuor, che appena trovo in forma digitale condivido coi lettori del forum... Letturina e riflessione di Natale ;-)

Parla a livello mondiale e internazionale, della globalizzazione, ma poi tutto si può traslare a livello locale, dato che la globalizzazione la viviamo pure noi. La domanda è, come si è posto Paolo t, ma chi lo ha detto, che la globalizzazione è la cosa "giusta" per i nostri popoli?
marcello
inserito il: 14.12.2016 11:15
...viviamo in un mondo malato, la casta lo sa..., e tutto finirà in un grande disastro...
paolo t
inserito il: 13.12.2016 11:47
... appunto, Alfiero... ma chi lo ha detto che la centralizzazione è la via giusta per la nostra società, tutta intendo? Gli USA e noi li seguiamo? Si punta ogni dove a massimizzare i profitti per pochi a scapito della stragrande maggioranza della popolazione. Questa è la centralizzazione (e globalizzazione).

Forse solo quando si toccherà il fondo, si capirà che la cosa non funziona e si invertirà la tendenza...
cosa fare per la valle?
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