Blenio Café
PARC ADULA
hans mueeller
inserito il: 26.10.2016 19:08
Gentili Signori del Parc Adula,

conosco la regione da lunghissimo tempo e che vivo di frequente, ed è per questo che cerco ultimamente di seguirne le vicissitudini.
In merito al progetto di Parc Adula, vedo che tanti esprimono la loro opinione che si sente come discordante, ciò crea confusione e male si capisce come interpretarne le ragioni.
Da quanto mi sembra di capire, sono diversi anni che vi state occupando del progetto e delle possibilità di rilancio e di ricaduta economica sul territorio.
Viste le tantissime polemiche che si possono leggere e che arrivano da ambo le parti, vi chiedo un favore!
Potreste elencarmi alcuni vostri punti di vista ed idee di progetti che potrebbero servire in futuro a risollevare la precaria situazione nelle valli?
Sappiano che l’agricoltura, che è ancora un settore forte, se non il più importante si trova serie difficoltà.
Poco chiaro è, in futuro, la linea politica che la Confederazione vuole adottare sulle misure atte a sostenere tale attività.
Da alcuni interventi letti, sembra di capire che le zone di pascolo devono essere ridotte.
Il settore dell’artigianato soffre da molto tempo. La concorrenza con le ditte che provengono da altrove è agguerrita, gran parte delle ditte dicono che devono ridurre od andare al lavorare a lunghe distante ed a volte unicamente per occupare i dipendenti e senza il giusto tornaconto economico.
Il settore dei servizi, sembra vada scomparendo, complice secondo alcuni della politica indipendente a quale livello si situi la competenza.
Le agenzie di banca chiudono, i servizi pubblici ex regie federali stanno scomparendo, gli uffici cantonali, qualcuno mi ha detto, vengono trasferiti altrove, i servizi della sanità sembrava di leggere sui giornali essere ridotti.
Il turismo, che potrebbe forse essere uno dei motori trainanti, sembra non ha mai decollato, anzi mi sembra negli anni ridotto, anche qui per vari fattori, di cui provo ad elencarne qualcuno.
- Mancanza di infrastrutture di svago
- Mancanza di infrastrutture recettive
- Scarsità di “prodotto turistico” in genere
- Assenza di un ente coordinatore- recettivo adeguato e competente; causa anche la nuova riorganizzazione a livello cantonale.

Tanti esercizi pubblici ho visti chiusi.
Penso che voi abbiate delle idee concrete in merito e magari dei progetti, che vanno al di la dei progetti attuati ed attuabili a favore della conservazione del territorio ed affini alle linee guida ed all’ideologia di un parco come tale.
Potrei dedurre che abbiate pensato a dei progetti di sviluppo sul territorio, atti a dare un servizio ai turisti, quali attività di svago, creazione di infrastrutture di utilizzo e di ricezione, comprese le possibilità di aiuto finanziario straordinario per chi dovesse o volesse sviluppare tali progetti.
Ritengo che le regioni coinvolte possano magari aver bisogno di idee, forse anche innovative a cui finora nessuno magari ha pensato o nessuno ha esposto. Idee che possano tramutarsi in validi progetti, e con il giusto sostegno, realizzabili.
Chiedo pure se la realizzazione di eventuali progetti, possano godere, nel possibile, del benestare e appoggio delle associazioni che si occupano di ambiente. Associazioni che in ossequio ai disposti di legge hanno per diritto e per dovere, il compito di agire e di intervenire dove fosse necessario, e che non sempre sono ben capite da un parte di popolazione.
Come pure, se tali progetti possano godere del benestare o magari delle leggere eccezioni a merito delle attuali leggi vigenti, in particolare alle leggi inerenti le pianificazione del territorio, e se tali progetti non siano in contrasto con i dispositivi che regolano le zone di protezione, sia trattasi della zona nucleo, sia trattasi della zona periferica.

Potrei citare, unicamente a puro esempio; un nuovo albergo o nuova pensione o un agriturismo magari discosti dagli attuali nuclei abitativi, un nuovo impianto per lo sport o svago, un nuovo impianto di risalita o potenziamento dello stesso, un nuovo ristorante o struttura recettiva in quota e magari quale struttura recettiva proprio nella zona nucleo, una nuova struttura di area di sosta e/o di campeggio in zone discoste ed in prossimità delle zone centrali del parco.

Cito tali esempi, in quanto si potrebbe pensare in futuro che tali necessità possano essere reali o quanto meno realistiche e , pensando ad un possibile aumento di afflusso di turisti.

Vogliate gradire i migliori saluti
Giacomo
inserito il: 27.10.2016 14:02
Interessanti le osservazioni e le domande formulate da Hans. Sono un po' quelle che mi faccio anche io, e che ho avuto modo di leggere più volte in questo forum.

Oggi leggo sul CdT una lettera al giornale scritta da Luca Baggi nella quale ad un certo punto dice: "...... così come - non tarderebbe a scomparire - ogni forma di autonomia della periferia nel caso di indebolimento degli strumenti di perequazione finanziaria".

Ora io mi dico: stiamo qui ora a "lottare" per fare in modo che l'Opar sia il meno "aggressiva" possibile sul nostro territorio, cerchiamo in modo isterico un possibile equilibrio tra i dettami della protezione della natura e il rilancio economico. Ma mi chiedo: perché allora i nostri politici ELETTI non fanno una mossa per difendere le regioni, cercando - diversamente da quanto con attitudine passiva scrive Baggi - cercando di INVERTIRE LA TENDENZA e non permettere che la perequazione (giusta e dovuta) scompaia??? MA PERCHE' LA CLASSE POLITICA NON SI ADOPERA PER CAMBIARE CERTA LEGISLAZIONE E CERTI STRUMENTI CHE POSSANO CONCEDERE MAGGIOR AUTONOMIA ALLE REGIONI DI MONTAGNA??? Stiamo davvero permettendo a quest'ultime di diventare il polmone verde dei Centri urbani per mettere a tacere le loro sporche coscienze di deturpamento del territorio?

Ma perché tutte quante le energie impiegate per farci credere che l'Opar è accettabile e a noi favorevole non vengono impiegate per far si che gli strumenti della "nuova" Politica regionale diventino davvero incisivi ed efficaci per le regioni di montagna??? Non equivale pure a un certo "lassismo" affermare semplicemente che in un domani scomparirà la perequazione finanziaria?????????? Sono deluso, ci sarebbero altre vie, penso, per intervenire davvero a favore delle nostre regioni di montagna; con o senza Parco. A maggior ragione senza!
Giacomo
inserito il: 27.10.2016 14:11
Nello stesso articolo / lettera opinione si citano i 15 Parchi regionali CH. Essi pongono l'uomo al centro. Il Parco nazionale, pur di nuova generazione, pona la salvaguardia della Natura. Non ci si scappa...
Marcello
inserito il: 27.10.2016 14:20
Complimenti a Giacomo!!! Hai centrato il probelama!!!!
Giacomo
inserito il: 27.10.2016 14:27
Se domani chiuderanno gli uffici postali a Rivöi e ad Acquarossa difficilmente noi potremo intervenire, salvo con barricate e striscioni! Sono decisioni - ORMAI!!! - prese distanti da noi, come distanti - ORMAI!!! - sono OTR e ERS. Ma cacchio che i politici vallerani, tutti quelli delle regioni montane assieme, si adoperino ora per fare in modo che l'attuale legistazione e la NPR abbiamo una vera e reale apertura (le famose deroge che attualmente tutti si scannano per ottenere sull'Opar), ma cacchio otteniamole sulla politica regionale e lasciamo alle valli l'ossigeno necessario per poter intervenire sul suo territorio!!!

Già provato a chiedere a quante normative bisogna sottostare per rifare un semplice pollaio per 5 galline e un gallo??? nota bene che i pollai ora in Città non son manco più sopportati e quindi manco più permessi (alias proibiti). In valle ci sono, ma cristo santo per metterli a posto bisogna andare all'università!!!

E' tutto questo che non va.... :-(
alfiero
inserito il: 27.10.2016 17:46
La presenza, sulla tribuna della campagna per sostenere il parco di persone importanti che sono state assenti o poco incisive o addirittura contrarie nelle altre occasioni in cui la valle aveva bisogno di consenso, dice a chiare lettere che il parco è importante per i centri del cantone dal punto di vista turistico, per la confederazione dal punto di vista dell'immagine ecologica che si vuol dare, ma non per la valle di Blenio, di conseguenza perché partire senza certezze, da zero che dura da tanto tempo, verso il non ancora programmato, (quando si saprà dove verranno posizionate le porte del parco e quale sarà quella che farà la parte del leone?) il che significa che le tanto citate opportunità non potranno che arrivare in ritardo per migliorare il destino della valle intesa come terra abitata.
Giacomo
inserito il: 27.10.2016 19:09
... "a livello nazionale riaffiorano tesi che preconizzano il puro e semplice abbandono a sé stesse di intere zone montane del Paese (della Svizzera). A rilanciare l'idea è stato, verso fine luglio, il presidente di Hotellerie Suisse, Andreas Züllig.
Fosse venura dagli ambienti dell'industria e della finanza, la "provocazione" poteva anche starci.
Proporla come esponente del turismo nazionale significa non aver capito niente né di turismo, né di Svizzera. Ma in Svizzera, per fortuna, ognuno è libero di esprimere le proprie idee, anche le più stravaganti.
È però sconfortante che la sortita sia passata senza che nessuno/a Consigliere/a federale o personalità politica di spicco alzasse la sua voce forte e chiara (l'occasione dell'imminente 1.agosto era lì da cogliere) per dire che no, simili ipotesi in Svizzera non hanno patria".

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Citato pari pari dall'articolo, più volte citato a Olivone..., di Tarcisio Cima sull'ultimo numero della Voce di Blenio (p.1-2).

Mi chiedo, di nuovo: ma vogliamo proprio andare in questa direzione??? Gli strumenti che abbiamo ora - NPR e altro - sono idonei per dare, fare delle valli delle zone attive e intraprendenti, con un certo grado di autonomia? Quand'è che le regioni di montagna si "rivolteranno" a queste tendenze nazionali e regionali??? Quand'è che avranno il coraggio di farlo?

Il Parco, cosa farà per tutta questa regione? Chiaramente, mi dico, il primo ad esserne felice sarà proprio il signor Züllig!!! Bisogna fare attenzione in che direzione va il treno, per finire....
rasputin
inserito il: 28.10.2016 0:55
domandare ai politici!

da dove arrivano i voti!

dai centri e città altamente urbanizzati o dalle montagne dove vive poca gente?

il problema sta solo qui; poi dopo i voti bisogna mantenere qualche promessa (sempre a favore del maggior numero di elettori) se non alle prossime elezioni, cosa potrebbe succedere?
rasputin
inserito il: 28.10.2016 11:50
valli discoste?

Creare regioni autonome sull'esempio delle Dolomiti e val d'Aosta e modificando quanto necessario, con la necessaria indipendenza e con le necessarie leggi e statuti propri e con i supporti adeguati di mezzi e crediti atte a sostenere gli sviluppi necessari e con personaggi forti ed a volte "scomodi" ma che combattono per la loro regione e la loro terra.

Altro che restrizioni!

Solo con dei metodi analoghi ed adattabili alle nostre realtà, sarà possibile uscire dall'impasse attuale che per forza di cose (come qualcuno dice, colpa del mercato!!!?) andrà sempre più peggiorando.

Un altro esempio; anni 70 del secolo scorso. Tutta la regione alpina della Francia (Delfinato, Savoia eccetera,) stava soffrendo fortemente di calo, abbandono dell’agricoltura e del territorio. Il governo centrale ha emanato disposizioni particolari con aiuti particolari, appoggiati ad un progetto di sviluppo studiato e ben preciso, facendo nascere e finanziando un fondo investimenti che è poi sfociato nella Compagnie des Alpes, finanziando con grandi investimenti lo sviluppo economico delle regioni con il potenziamento delle stazioni turistiche esistenti e la creazioni nuove.

Magari non tutto sarà bello da vedere ma sono stati creati e salvati migliaia di posti di lavoro. Per informazione, tale compagnia sempre in espansione, diversi anni fa è entrata a sanare la situazione in diverse società che soffrivano, Compagnie du Mont Blanc a Chamonix, Televerbier a Verbier e qualche anno fà Sass Fee.

Forse non è tutto rose e fiori, ma si possono prendere come esempio, lavorandoci sopra, modificando e dimensionando ed adeguando a misura reale.

Le imposizioni dall’alto con tanto dire, senza poco dare e con niente fare, non servono a nessuno.

Compito di chi sta in alto (non di quota ma di sedia)
Elia Frapolli
inserito il: 28.10.2016 14:18
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI "PARCO NAZIONALE"

Pochi giorni fa i castelli di Bellinzona hanno raggiunto il record storico di 50mila visitatori. Un traguardo molto significativo tenuto conto che, negli ultimi anni, i turisti che hanno visitato i tre manieri medievali sono cresciuti quasi esponenzialmente. A poche settimane dal voto su quello che si propone di diventare il più grande parco nazionale svizzero, questo dato induce a una riflessione. Cos’hanno in comune i castelli con il Parc Adula? In entrambi i casi parliamo di attrattive turistiche dal fascino innegabile, la cui notorietà varca - o, nel caso di Parc Adula, potrebbe varcare – i confini nazionali grazie a un marchio riconosciuto, nel caso dei castelli quello attribuito da UNESCO.
Le tematiche su cui fa leva il label “parco nazionale” sono oggi più che mai attuali. In ambito turistico si constata una tendenza verso il ritorno alle radici, l'autenticità, il contatto con la natura. Il Ticino, a questo proposito, ha molte carte da giocare. Secondo un recente studio realizzato da Svizzera Turismo (Tourism Monitor Switzerland, 2013) la natura, declinata nelle sue numerose proposte di svago, rappresenta uno dei principali motivi per cui i turisti scelgono il nostro Cantone e la Svizzera come meta delle proprie ferie. Proprio per questo motivo, nel prossimo biennio, la campagna nazionale orchestrata da Svizzera Turismo sui vari mercati esteri sarà incentrata sul tema “Ritorno alla natura”.
Il futuro Parc Adula, così come il parco nazionale del Locarnese, si inseriscono dunque perfettamente in questo filone. A ciò si aggiunga che l’escursionismo, in Svizzera, rappresenta in assoluto l’attività sportiva più amata. Stando a un’indagine svolta da Suisse Rando e SuisseMobil, quasi il 30% della popolazione si dichiara intenzionato a praticare ancora di più, rispetto al passato, questa disciplina. Si tratta dunque di un mercato con un grande potenziale di crescita, come stiamo costatando a livello cantonale con l’applicazione “hikeTicino” che oggi è presente sui dispositivi mobili di quasi 30mila persone. Parc Adula, con la sua vasta offerta di itinerari escursionistici, rappresenta dunque un prodotto di sicuro interesse.
Proprio come nel caso dei siti Unesco, anche i parchi nazionali sono soggetti a processi in continua evoluzione che non si arrestano una volta ottenuta la certificazione. Un impegno costante verso la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del territorio potrà garantire effetti sull’economia locale e il settore alberghiero, oltre a un incremento delle vendite dei prodotti indigeni e a un maggior numero di possibilità, per i giovani della Valle, di trovare un impiego nella regione. Come evidenziato di recente dal direttore di Svizzera Turismo Jürg Schmid, le ricadute economiche e sociali di un parco sono enormi. Ogni franco investito nella regione del parco nazionale engadinese genera un indotto di cinque.
Parc Adula rappresenta dunque un primo concreto passo affinché la Valle di Blenio torni a rifiorire di iniziative importanti che potranno portare alla creazione di ulteriori sinergie con le strutture turistiche locali quali il Centro Pro Natura e il Centro di Sci Nordico di Campra solo per citarne alcune, ma anche nazionali. Stiamo infatti parlando di un territorio intercantonale, multiculturale e plurilingue situato in un’area strategica, al centro di un crocevia alpino. Facilmente raggiungibile da buona parte dell’Europa, la strada del Passo è percorsa da quasi mezzo milione di veicoli all’anno.
Senza il label “parco nazionale” le bellezze della regione continueranno ad esistere, certo. Non potranno, tuttavia, beneficare della luce dei riflettori e resteranno appannaggio di pochi. L’unione fa la forza, insomma, anche quando si tratta di vendere un territorio alpino. Diamo alla Valle di Blenio, e a tutto il Cantone, l’opportunità di ottenere il riconoscimento e la fama che meritano.
PARC ADULA
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